CERCA NEL BLOG

venerdì 24 marzo 2017

VIVRÒ SOLO PER TE - CAPITOLO 2.1 - LA SPERANZA DI UNA CHIAMATA


VIVRÒ SOLO PER TE

VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE


TRAMA:
Harry frequenta le superiori, sta insieme alla sua ragazza Virginia da due anni. È innamorato di lei. Fin quando soccorre Crystal durante un incidente. Tra di loro (Harry e Crystal) è amore a prima vista. Harry è pronto a lasciare Virginia per Crystal, quando il destino decide per lui nel modo più crudele; la sua ragazza, Virginia fa un incidente con il motorino e dopo una lunga lotta perde la vita. Non vi dico che cosa gli succede, perché vi rovinerei la lettura, ma come da titolo "VIVRÒ PER TE", Crystal gli darà la forza per tornare a vivere e a non avere più paura della vita. Crystal diventerà la sua roccia a cui aggrapparsi.




Se ti sei perso/a il primo capitolo te lo lascio qui

Arrivò a casa all'una e un quarto. Si mise a magiare la deliziosa pasta che le aveva preparata la mamma. Quando finì, si leccò i baffi da quanto era buona e dopo, per qualche istante rimase seduta e con la testa fissa nel vuoto. Stava pensando. All'improvviso sulle sue labbra comparve un sorriso, era da tempo che non si sentiva così. Era da tempo che non vedeva la luce nella sua vita, era da tempo che qualcosa o qualcuno, non le faceva battere il cuore all'impazzata.
Lo aveva capito fin da primo istante in cui aveva conosciuto Harry; lui era il suo sole e solo lui l'avrebbe portata a rinascere.
Andò nella sua camera, aprì il diario e vide che per domani doveva studiare matematica. Era contenta, così avrebbe avuto del tempo libero tutto per se stessa. Si mise a studiare la teoria e poi passò agli esercizi. Quando s'accorse che le riuscivano bene, rimase veramente contenta e fiera di se stesa. Le piaceva molto studiare e andare a scuola.
Frequentava il liceo scientifico perché era appassionata di materie scientifiche. Il liceo era molto interessante e stimolante. C'erano i professori che affrontavano le loro materie dal punto di vista pratico e teorico.
Prese in mano il suo Iphone e si rese conto che erano appena le cinque, ma aveva già finito di studiare. Decise di approfittarne per aggiungere Harry hai suoi contatti di Facebook. Accese il computer digitò la password per entrare nel suo account.
Non si ricordava come faceva di cognome, non si ricordava nemmeno se lui glielo aveva detto. Per questo decise di andare a recuperare il foglio con l'indirizzo di Harry per inserirlo tra i suoi amici. Cercò nelle tasche del giubbotto e dei vestiti che stava ancora indossato e poi passò perfino a svuotare ala cartella, ma sfortunatamente non lo trovò.
"Harry... Harry... come diavolo fa di cognome!". In quel preciso istante cominciò a entrare nel panico. Il raggio di sole che aveva appena visto si stava lentamente eclissando
Scrisse il nome Harry sulla barra del campo di ricerca e gli apparvero infiniti Harry. Li controllò uno per uno e purtroppo, non trovò il suo bellissimo volto. C'era una sola spiegazione, come immagine di profilo non aveva la sua faccia, ma un'altra immagine.
"Diavolo non me l'ha detto il suo cognome!". Imprecò nella sua mente e dopo tirò un pugno sulla tastiera e all'improvviso la lettera "H" si staccò. Com'era beffardo il destino, quasi come se la volesse schiaffeggiare; la lettera H, come l'iniziale del nome di Harry.
Non si voleva arrendere, non si poteva arrendere, ma cos'altro avrebbe potuto fare. Chiuse gli occhi, appoggiò i gomiti sulla scrivania, s'incurvò con la schiena, si portò le mani all'altezza delle tempie e incominciò a stringersi i capelli. Si sentiva triste, aveva un'aria davvero distrutta. L'aveva perso, aveva perso quel biglietto e aveva perso per sempre il suo Harry.


Dai suoi occhi da prima tristi, cominciarono a scendere delle lacrime, che lentamente cominciarono a cadere sui fogli, creando così delle grosse macchie.
Si sentiva male, aveva perso le speranze. Il destino era stato crudele, gli aveva fatto conoscere il più bel e bravo ragazzo che avesse mai incontrato, come quello che aveva sognato la notte scorsa, per poi toglierlo così da sotto il naso.
Aprì gli occhi e guardò il panorama che vedeva dalla finestra; in quel preciso istante, i suoi occhi erano assenti e persi nel vuoto. Soltanto il pensiero di avere perso per sempre quel ragazzo a causa del biglietto, la faceva stare veramente male. Aveva il cuore a pezzi. Nella sua vita non aveva provato un dolore simile. Non sapeva che fare. Si rimise a piangere, le lacrime le uscivano da sole dai suoi occhi. Si sdraiò sul letto e continuò a piangere. Era arrabbiata con se stessa, per aver buttato al vento quella possibilità che il destino le aveva offerto su di un piatto d'argento. L'aveva perso per sempre?. Si domando. Sì, lei pensava di averlo perso, ma forse non le era venuta in mente la possibilità più ovvia.
Dopo molto tempo riuscì a rilassarsi e addormentarsi, ma i suoi sogni non erano calmi.
Risognò tutto l'incontro che aveva avuto con Harry, come se fosse un film e rivide anche quel pezzo di carta che gli aveva dato, ma non il suo cognome. Dopo un'oretta si svegliò. Entrò sua sorella in camera e s'accorse che Crystal stava piangendo. Piangeva e non riusciva parlare.
«Cosa ti è successo?». Le domandò con un'aria molto preoccupata. La scrutò attentamente, per capire che cosa potesse avere. Crystal, stava sdraiata sul letto con le gambe alla pancia e la schiena leggermente piegata verso le gambe.
Lei non rispondeva, perché le lacrime che le cadevano dagli occhi e le scendevano lentamente lungo le guance, impedendole di parlare. Lore riusciva sempre a capirla in ogni situazione, ma questa volta era come se lei le impedisse di leggerla dentro.
A Lore dispiaceva molto non riuscire a capirla, ma d'altronde Crystal non le aveva ancora spiegato, il motivo del suo pianto straziante. Rimase un attimo immobile e dopo qualche istante, s'avvicinò al letto di Crystal. Si sedette vicino a lei per abbracciarla forte nell'attesa che si calmasse.
«Cos'hai?. Chi ti ha fatto del male?». Aggiunse dopo pochi secondi. «Confidati con me, ti puoi fidare non dirò niente a mamma e a papà» Le disse, Lore molto preoccupata.
«Scusami, non mi va di parlare. Io mi fido di te... e solo... e solo che... che ora sto troppo male». Crystal si girò sul letto, dando così le spalle alla sorella. Non aveva proprio voglia di parlare. Prese un fazzoletto dal suo comodino per asciugarsi gli occhi e soffiarsi il naso.
«È successo qualcosa stamattina?». Continuò per tirarle fuori le parole di bocca, «hai preso un brutto voto?». Le chiese ancora, le piangeva il cuore vederla in quello stato.
«No. Nessun brutto voto. Ho un altro problema, ma non mi va di dirtelo». Crystal nel frattempo si era calmata. Non piangeva più, ma pensava ancora a Harry. In lei, il dolore era sempre vivo. Dopo un po' di tempo, Lore uscì dalla stanza e andò a parlare al suo ragazzo Sebastian. Era davvero preoccupata per Crystal, non l'aveva mai vista così giù di morale.
«Mia sorella sta male, poi provare ad aiutarla, io sto male a vederla così!». Lore soffriva con lei.
Crystal era sempre stata una ragazza che non si era mai abbattuta di fronte alle prime difficoltà; mentre questa volta si era arresa. Aveva deciso di non combattere, ma questo, non era da lei.
«Deve avere qualche problema di cuore». Disse Sebastian, molto sicuro di quello che aveva affermato. Gli era bastato guardarla qualche istante per capirla. Aveva la classica espressione della ragazza che soffre per amore.
«Si sente male?». Lore era agitata e fraintese le parole di Sebastian.
«No, intendevo d'amore». Precisò.
«Scusami ma sono in pensiero per lei, tu riuscirai a farla parlare e a scoprire cosa la opprime, come fai con me». Lore aveva rimesso tutta la fiducia in Sebastian. Sebastian s'avvicino a Lore e l'abbracciò stretta stretta, per riuscire a calmarla. Si stacco dall'abbraccio per darle un bacino sulla fronte.
Sebastian entrò nella stanza. Si mise a sedere sul letto e cercò di farla stare bene. S'avvicinò a lei, il letto cigolò. Si misero a ridere entrambi; era riuscito a rompere il ghiaccio. Un attimo dopo, Crystal ritornò triste, ma aveva almeno smesso di piangere.
«Allora, Crystal, mi dici che hai?». Le chiese preoccupato, ma allo stesso tempo non voleva farle capire di esserlo.
Lui l'abbracciò come se fosse suo fratello. Sebastian, infatti si sentiva un po' suo fratello, visto che ormai era da tanti anni che stava con Lore.
«Non ho niente». Crystal mentì e Sebastian se ne accorse all'istante. Lui scosse la testa e poi le sorrise per farle capire che si poteva aprire con lui.
«Non ci credo, tu mi stai mentendo. Non avere paura. Dimmi cos'hai?. Così potrò aiutarti e darti dei consigli». Crystal tirò un sospiro. Ricordare le faceva male. All'istante, lui le prese una mano e la strinse tra la sua, mentre con il pollice gliela massaggiava dolcemente.
«Sì, è solo che penso di avere trovato il ragazzo perfetto. Quello dei sogni, che quando lo guardi ti si illuminano gli occhi di gioia. Quello che gli vuoi un bene dell'anima. Un bene che non è descrivibile nemmeno con le parole». Si sentì sollevata a rivelargli tutto, in quel'istante quando ripensò a Harry, dalle sue labbra si incominciò a formare un leggero sorriso.
«È una cosa bellissima, ma perché ora piangi?. Dovresti essere contenta. Non tutti riescono a trovare il vero amore. È una cosa rara». Lui era contento che lei avesse trovato il vero amore. In questo mondo era molto difficile trovare il vero amore.
Lei tratteneva a stento le lacrime e lui se ne accorse.
«Non trattenere le lacrime sfogati piccina. Cosa ti è successo? Lui non ti vuole, ti ha detto di no, ti ha rifiutata. Spiegati meglio. Fammi capire, ti voglio aiutare». Anche Crystal considerava Sebastian come un secondo fratello. Crystal s'alzò di scatto e si getto tra le sua braccia, lui l'accolse e la strinse a se. Crystal aveva bisogno di sfogarsi e lui per calmarla le accarezzava dolcemente la schiena e la testa.
«Passerà, qualunque cosa ti sia successa». Le sussurrò nel orecchio. Appena si calmò, lei riniziò a parlare.
«No, è che lui, mi ha aiutata dopo che ho fatto l'incidente, mi aveva dato il suo indirizzo e io l'ho perso».
«Raccontami dell'incidente». Le chiese incuriosito.
«Scusa non te lo avevo ancora detto. Sono sbadata, ho la testa tra le nuvole». Finì di raccontargli com'era andato l'incidente e gli parlò anche delle ferite.
«Fammi vedere». Disse un po' preoccupato.
Lei si tirò su i pantaloni e la manica della maglia aiutandosi con entrambe le mani e sentì una fitta di dolore mentre si spostava i vestiti, ma d'altronde le ferite erano ancora fresche, contornate da un rossore e da una leggera crosta ancora morbida. Spostò molto lentamente i vesti dalle ferite, perché anche a distanza di ore sentiva molto fastidio. Fece una smorfia di dolore.
«Guarda che mi sono fatta, mi fa tanto male». Si vedeva il sangue sulla garza del cerotto. Si staccò i lembi dei cerotti, per fargli vedere ancora meglio.
«Che cosa posso fare?». Le domandò preoccupato. Vide le brutte ferite che si era fatta e si spaventò un po'.
«Non lo dire a nessuno. Se lo dici alla tua ragazza, la mia sorella spargerà la voce e mamma e papà mi leveranno sicuramente il motorino». Il motorino, per Crystal, era qualcosa di indispensabile, infatti, le piaceva essere indipendente.
«Resterà un segreto. Il motorino sarà distrutto dall'incidente? Immagino che ti costerà un occhio ripararlo». Sebastian era affascinato dalle macchine e dai motori, proprio come Lore. Questa era una delle passioni che avevano in comune. A volte litigavano pure, quando non erano d'accordo sui motori.
«Il motorino ha qualche problema, nella accendersi. E fa un rumore strano. Ed è un po' graffito. Ho rotto gli specchietti, i fari delle luci e delle frecce. Lui mi ha portato nella sua casa, mi ha medicato e poi i nostri volti si sono avvicinati, ho sentito il suo respiro di aria calda, che ogni tanto mi faceva spostare il ciuffo di capelli. L'aria che mi veniva in faccia mi faceva emozionare e poi il suo sguardo dolce e carino». Crystal rise ricordando queste belle sensazioni. Mentre gliele stava spiegando chiuse gli occhi per poter immaginare nuovamente quella scena.
«Ti capisco, l'ho provato anche io queste cose la prima volta che ho baciato tua sorella. Era un caldo pomeriggio d'estate, avremmo avuto all'incirca la tua età, eravamo andati a fare un giro nel bosco in bici, me lo ricordo come se fosse ieri, facevamo le gare per vedere chi sarebbe arrivato prima al punto stabilito. Fino a quando lei perse l'equilibrio e cadde e per poco in un burrone, ma io la afferrai appena in tempo». Disse Sebastian, fiero di se stesso e di quello che aveva fatto.
«Non l'ho mai saputo, continua mi interessa questa storia. Lo sai che io adoro i pettegolezzi». Le disse incuriosita. Magicamente la tristezza che aveva prima era sparita, lasciando così il posto a un sorriso.
«La tirai su e per fortuna non cadde nel burrone, ma si era cosi spaventa che pianse tantissimo dallo spavento. Noi non stavamo ancora insieme, ma lei era la mia più grande amica. Cosi le andai vicino e l'abbracciai cosi forte. Passò molto tempo prima che tua sorella si calmasse. Poi mi guardò in faccia come non aveva mai fatto prima e anche io feci lo stesso, ma con occhi diversi dai suoi e da lì è nato tutto quello che dura tutt'oggi». Gli brillavano gli occhi, mentre glielo raccontava e con la mano velocemente e senza farsi vedere da Crystal tentò di asciugarsi le lacrime. Sebastian era il tipo di ragazzo che sarebbe piaciuto a Crystal. Era sempre gentile, protettivo, affettuoso e bravo.
«Che bella storia. Io non ti ho detto niente. Se lui non mi chiama vuole dire che non gli piaccio». Gli disse come se si considerasse già sconfitta. Come sempre arrivava sempre alle conclusioni più ovvie, senza considerare tutte le possibili opzioni.
«Se non ti chiama è un coglione e te lo dice uno che se ne intende. Ti assicuro che quelli sguardi che mi hai raccontato sono il sintomo che fra poco, appena lui se ne renderà conto e sperò presto per lui, perché tu sei bella come tua sorella. Anzi non glielo dire, ma sei molto più bella di tua sorella. Ma mi raccomando quest'ultima cosa che ti ho detto non la dire mai a tua sorella, deve restare un nostro segreto?». Crystal si mise a ridere a crepapelle. Non smetteva più di ridere. Dopo qualche istante tornò seria, ma cominciò a diventare rossa in volto.
«Dai mi fai arrossire. E stai tranquillo io non sono un infame. Resterà con noi questo segreto». Crystal gli dette la mano, per stringere il patto. Sebastian decise di stipulare il patto stingendole la mano.
«Ti chiamerà e ti chiederà sicuramente di uscire. Se non lo fa, è un coglione che non sa nemmeno accorgersi di cosa gli sta offendo il destino da sotto il naso; o magari un altro entrerà al suo posto, ma tu non ci pensare queste cose arrivano quando meno te le aspetti». Sebastian sembrava davvero convinto di quello che diceva, d'altronde aveva più esperienza di Crystal in questo campo. Lui poteva essere il suo maestro.
«Grazie, mi raccomando è segreto, perché Lore lo conosce questo ragazzo». Sebastian incrociò le dita sulle sue labbra, per farle capire che era una segreto.
«Sì, d'accordo, ma anch'io non ti ho detto niente». Le disse con un sorriso.
Crystal abbassò il volto verso il basso e quando lo rialzò, incontrò gli occhi di Sebastian.
«Ho paura». Gli disse quasi sussurrandoglielo. Quando Sebastian osservò gli occhi di Crystal, vide solo il puro terrore. Nella sua mente stava rivivendo tutto il suo passato come se se fosse un film.
«Mi spaventa il fatto di iniziare una nuova relazione, ma non mi farò fermare da questa paura. Mi spaventa molto il fatto che si possa ripetere ancora quello che è già accaduto...». Sospirò non appena smise di parlare.
«Sono felice di quello che hai scelto riguardo al tuo ex». Lo sguardo si Sebastian si era fatto improvvisamente serio.
«Lo odiavi, mi ricordo».
«Non mi è mai piaciuto e in effetti gli ho fatto un occhio nero. Ma come fa a conoscerlo Lore se ha la tua età?». Le domandò Sebastian incuriosito.
«Diciamo che è il figlio del primario dell'ospedale». Lui rimase senza parole.
«Allora, puoi risalire al suo cognome e aggiungerlo su Facebook». Le consigliò.
«Era proprio quello che avevo intenzione di fare».
Si dettero la mano per giurare la promessa. Crystal disse lo giuro e anche lui, fece altrettanto.
Lui uscì dalla stanza. Era riuscito a renderla felice. 
CONTINUA A LEGGERE QUI. NON COMMENTARE QUESTO POST, SE HAI WATTPAD FALLO DA QUI.
VOTA LA STORIA, AGGIUNGIMI SU WATTPAD 

Nessun commento:

Posta un commento