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domenica 1 settembre 2013

LE MIE STORIE (1/2): ACROSS THE TIME: (PARTE 1)



DISCLAIMER:
È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.

UN PASSATO, LE ORE 00:00 DEL 28 GIUGNO 2013

Dennis se ne stava seduto al suo tavolo, dov’era sempre sua abitudine studiare, ascoltare la musica o usare il suo computer. Sì, perché dovete sapere che lui non giocava con il computer, come fa la gente comune; no, lui era proprio appassionato del mondo informatico.
Era molto triste, tanto che se ne stava seduto alla sua scrivania, con una lampada da tavolo che riusciva leggermente a illuminare la sua tastiera, lasciando quasi al buio l’ambiente che lo circondava.
Mentre ascoltava la sua musica preferita, ogni tanto guardava l’ora al computer. Era una di quelle serate in cui il tempo sembrava non passare mai e il ticchettio della sveglia che teneva sul comodino, era diventato insopportabile.
Prese una penna USB dal contenitore che aveva accanto al monitor, la strinse tra le mani e lesse nella sua mente quello che c’aveva scritto sopra, “Per non dimenticare”. Già, lui non voleva dimenticare, perché le cose belle non le puoi scordare; alla fine, diventano una parte di te.
Infilò la penna nel PC e dopo, quando gli apparve il comando d’aprire la cartella, ci cliccò sopra.
C’erano due cartelle: una che conteneva delle immagini e un’altra che conteneva dei video.
Ora non se le sentiva di sentire la sua voce, per questo decise di guardare le immagini. Cliccò sopra la prima immagine; erano due ragazzi abbracciati e felici che sorridevano davanti alla fotocamera del cellulare. Continuò a scorrere le immagini e anche se in situazioni diverse, rimanevano sempre due giovani ragazzi spensierati. Mentre scorreva le sue immagini, i suoi occhi s’arrossarono e s’inumidirono e quando arrivò all’ultima immagine, gli caddero le lacrime dagli occhi.
Era un pianto silenzioso, eppure allo stesso tempo era anche molto doloroso, era come se ogni volta che guardava quelle foto gli ficcassero un coltello dentro al cuore.
Mancavano una decina di minuti a mezzanotte, non era una mezzanotte  di un giorno qualunque . Mancavano nove minuti a mezzanotte: una data e una ricorrenza che avevano cambiato per sempre la vita di Dennis. Tra pochi minuti il calendario avrebbe segnato le mezzanotte del 28 luglio 2013.
Per capire cos’era accaduto il 28 luglio dobbiamo tornare indietro di cinque anni, ai tempi in cui lui frequentava ancora le scuole superiori.

Nel vita c’è una giusta cosa per ogni età: il tempo del gioco, quando siamo bambini; dello studio quando siamo più grandi e l’amore non ha un tempo definito, perché quando t’accorgi che d’avanti a te hai la persona giusta non puoi far altro che donarle il tuo cuore.
Era successo così anche al nostro Dennis, s’era innamorato quando non cercava l’amore. Nella vita le cose più belle arrivano sempre quando uno non se l’aspetta.
Dopo aver fatto i compiti aveva preso l’abitudine d’andare a correre con il suo cane, al parco che si trova a pochi passi dalla sua casa.
Aveva una splendida intesa con il suo cane; se si dice che è il cane è il migliore amico dell’uomo, per lui era quasi come un’anima gemella.
Infatti, correva con il cane e qualche volta lo lasciva libero, senza il guinzaglio. Buddy, il cane, gli dava sempre retta a ogni suo richiamo e gli correva sempre affianco.
Un giorno stavano correndo insieme nel  parco, quando, tutto a un tratto  Buddy  incominciò a correre dietro a un passerotto.
«Fermati!». Gli disse, era il comando che usava per farlo fermare. Di solito funzionava sempre e quando pronunciava quella parola si fermava e lo guardava negli occhi. Ma questa volta era troppo concentrato sul piccione, continuò a correre e poi, inciampò su un sasso, perse l’equilibrio  e cadde per terra.
Buddy alzò il muso verso Dennis, lo guardò con uno sguardo sofferente e incominciò a uggiolare.
Dennis incominciò a corre verso il cane. Era preoccupato, perché il cane non s’alzava da terra.
«Hey!, come stai?». Gli chiese, come se il cane potesse rispondergli.
Una ragazza che aveva circa la sua età, s’avvicinò a Dennis non appena vide il cane sdraiato a terra.
«Posso vedere che cos’ha il tuo cane?». Lui non le rispose, perché era preoccupato per il suo cane ed era anche era rimasto incantato dalla bellezza della ragazza che aveva di fronte a se.
«Certo». Le ripose dopo qualche secondo.
Lei incominciò a toccare il cane e l’accarezzo per farlo tranquillizzare.
Dopo, lo spostò lentamente fino a farlo sdraiare su un fianco e s’accorse che aveva la zampa leggermente gonfia.
Gliela tastò e a una prima analisi non sembrava rotta, anche se sicuramente l’impatto con il terreno gli aveva provocato del dolore.
Nora, prese la sua sciarpa e la legò intono alla zampa del cane, per fare in modo che la muovesse il meno possibile.  Mentre gli legava la sciarpa intorno alla zampa, doveva fare attenzione a non fargli male.
«Ecco fatto, non è rotta, ma portalo subito da un veterinario». Gli disse.
Lui allungò una mano per farsela stringere.
«Dennis». Lui la guardò per un istante negli occhi.
Lei gli strinse la  mano.
«Nora». Gli rispose e dopo, gli accennò un sorriso.
«Ce lo porto subito». Dennis s’abbassò per prendere il cane in braccio e quando s’alzò, si rese conto che la ragazza era sparita. Si guardò attorno, ma non la vide.
Si mise a corre verso casa, con il cane tra le braccia. Il cane pesava ma in quel momento non gliene importava più di tanto.
Si recò dal suo veterinario e mentre percorreva la strada, si rese conto di aver già visto Nora da qualche parte, solo che non si ricordava esattamente dove.
Entrò nella sala d’attesa del veterinario, attese che gli altri animali fossero visitati e dopo, quando toccò a lui, entrò nella stanza.
«Ciao, Dennis». Lo salutò non appena lo vide entrare dalla porta. Il dottore conosceva Dennis fin da quando era ancora un bambino, perché lui gli portava sempre i suoi animali da curare. Infatti, si può dire che Dennis era nato in mezzo agli animali, una passione che gli avevano trasmesso i suoi genitori.
«Che cosa ha fatto questo bel canone?». Gli chiese il dottore con un sorriso.
«È caduto come un tonno, mentre ricorreva un piccione».
Il dottore si mise a visitare il cane e notò la fasciatura.
«L’hai fatta te la fasciatura?». Gli chiese.
«No, una ragazza che passava per caso». Gli ripose.
Dennis si girò e vide una foto sulla scrivania. Lentamente, s’avvicinò a quella foto e la prese tra le mani. La guardò attentamente e s’accorse che quella nella foto era Nora.
«Chi è quella nella foto?». Gli chiese, mentre teneva ancora tra le mani quella foto.
«Mia figlia!». Esclamò, mentre gli toglieva la fasciatura.
«È stata lei ha fare quella fasciatura». Gli disse.
«Intatti, mi sembrava famigliare quella sciarpa».
Il dottore aveva già iniziato a fasciargli la ferita.
«Per la sciarpa, la lavo e gliela riporto». Gli disse.
«D’accordo, mi trovi sempre qui». Gli disse con un sorriso.

Sessanta secondi, cinquantanove, quaranta, trenta, venti, dieci… cinque quattro, tre, due, uno e zero…
In quell’istante chiuse gli occhi, per vedere nella sua testa l’immagine di Nora.
Suonò la sveglia dell’iphone, nel silenzio della notte.

ERANO LE ORE 00:00 DEL GIORNO IN CUI CINQUE ANNI AVEVA PERSO TUTTO QUANTO.

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