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Nel vita c’è una giusta cosa per ogni età: il tempo del gioco, quando siamo bambini; dello studio quando siamo più grandi e l’amore non ha un tempo definito, perché quando t’accorgi che d’avanti a te hai la persona giusta non puoi far altro che donarle il tuo cuore.
UN PASSATO, LE ORE 00:00 DEL 28 GIUGNO 2013
Dennis
se ne stava seduto al suo tavolo, dov’era sempre sua abitudine studiare,
ascoltare la musica o usare il suo computer. Sì, perché dovete sapere che lui
non giocava con il computer, come fa la gente comune; no, lui era proprio
appassionato del mondo informatico.
Era
molto triste, tanto che se ne stava seduto alla sua scrivania, con una lampada
da tavolo che riusciva leggermente a illuminare la sua tastiera, lasciando
quasi al buio l’ambiente che lo circondava.
Mentre
ascoltava la sua musica preferita, ogni tanto guardava l’ora al computer. Era
una di quelle serate in cui il tempo sembrava non passare mai e il ticchettio
della sveglia che teneva sul comodino, era diventato insopportabile.
Prese
una penna USB dal contenitore che aveva accanto al monitor, la strinse tra le
mani e lesse nella sua mente quello che c’aveva scritto sopra, “Per non dimenticare”. Già, lui non
voleva dimenticare, perché le cose belle non le puoi scordare; alla fine, diventano una parte di te.
Infilò
la penna nel PC e dopo, quando gli apparve il comando d’aprire la cartella, ci
cliccò sopra.
C’erano
due cartelle: una che conteneva delle immagini e un’altra che conteneva dei
video.
Ora
non se le sentiva di sentire la sua voce, per questo decise di guardare le
immagini. Cliccò sopra la prima immagine; erano due ragazzi abbracciati e
felici che sorridevano davanti alla fotocamera del cellulare. Continuò a
scorrere le immagini e anche se in situazioni diverse, rimanevano sempre due
giovani ragazzi spensierati. Mentre scorreva le sue immagini, i suoi occhi
s’arrossarono e s’inumidirono e quando arrivò all’ultima immagine, gli caddero le lacrime dagli occhi.
Era
un pianto silenzioso, eppure allo stesso tempo era anche molto doloroso, era
come se ogni volta che guardava quelle foto gli ficcassero un coltello dentro
al cuore.
Mancavano
una decina di minuti a mezzanotte, non era una mezzanotte di un giorno qualunque . Mancavano nove minuti
a mezzanotte: una data e una ricorrenza che avevano cambiato per sempre la vita
di Dennis. Tra pochi minuti il calendario avrebbe segnato le mezzanotte del 28
luglio 2013.
Per
capire cos’era accaduto il 28 luglio dobbiamo tornare indietro di cinque
anni, ai tempi in cui lui frequentava ancora le scuole superiori.
Nel vita c’è una giusta cosa per ogni età: il tempo del gioco, quando siamo bambini; dello studio quando siamo più grandi e l’amore non ha un tempo definito, perché quando t’accorgi che d’avanti a te hai la persona giusta non puoi far altro che donarle il tuo cuore.
Era
successo così anche al nostro Dennis, s’era innamorato quando non cercava
l’amore. Nella vita le cose più belle arrivano sempre quando uno non se
l’aspetta.
Dopo
aver fatto i compiti aveva preso l’abitudine d’andare a correre con il suo
cane, al parco che si trova a pochi passi dalla sua casa.
Aveva
una splendida intesa con il suo cane; se si dice che è il cane è il migliore
amico dell’uomo, per lui era quasi come un’anima gemella.
Infatti,
correva con il cane e qualche volta lo lasciva libero, senza il guinzaglio.
Buddy, il cane, gli dava sempre retta a ogni suo richiamo e gli correva sempre affianco.
Un
giorno stavano correndo insieme nel
parco, quando, tutto a un tratto
Buddy incominciò a correre dietro
a un passerotto.
«Fermati!».
Gli disse, era il comando che usava per farlo fermare. Di solito funzionava sempre e quando
pronunciava quella parola si fermava e lo guardava negli occhi. Ma questa volta
era troppo concentrato sul piccione, continuò a correre e poi, inciampò su un
sasso, perse l’equilibrio e cadde per
terra.
Buddy
alzò il muso verso Dennis, lo guardò con uno sguardo sofferente e incominciò a
uggiolare.
Dennis
incominciò a corre verso il cane. Era preoccupato, perché il cane non s’alzava
da terra.
«Hey!,
come stai?». Gli chiese, come se il cane potesse rispondergli.
Una
ragazza che aveva circa la sua età, s’avvicinò a Dennis non appena vide il cane
sdraiato a terra.
«Posso
vedere che cos’ha il tuo cane?». Lui non le rispose, perché era
preoccupato per il suo cane ed era anche era rimasto incantato dalla
bellezza della ragazza che aveva di fronte a se.
«Certo».
Le ripose dopo qualche secondo.
Lei
incominciò a toccare il cane e l’accarezzo per farlo tranquillizzare.
Dopo, lo spostò lentamente fino a farlo sdraiare su un fianco e s’accorse che aveva
la zampa leggermente gonfia.
Gliela
tastò e a una prima analisi non sembrava rotta, anche se sicuramente l’impatto con
il terreno gli aveva provocato del dolore.
Nora,
prese la sua sciarpa e la legò intono alla zampa del cane, per fare in modo che
la muovesse il meno possibile. Mentre
gli legava la sciarpa intorno alla zampa, doveva fare attenzione a non fargli
male.
«Ecco
fatto, non è rotta, ma portalo subito da un veterinario». Gli disse.
Lui
allungò una mano per farsela stringere.
«Dennis».
Lui la guardò per un istante negli occhi.
Lei
gli strinse la mano.
«Nora».
Gli rispose e dopo, gli accennò un sorriso.
«Ce
lo porto subito». Dennis s’abbassò per prendere il cane in braccio e quando
s’alzò, si rese conto che la ragazza era sparita. Si guardò attorno, ma non la
vide.
Si
mise a corre verso casa, con il cane tra le braccia. Il cane pesava ma in quel
momento non gliene importava più di tanto.
Si
recò dal suo veterinario e mentre percorreva la strada, si rese conto di aver
già visto Nora da qualche parte, solo che non si ricordava esattamente dove.
Entrò
nella sala d’attesa del veterinario, attese che gli altri animali fossero visitati
e dopo, quando toccò a lui, entrò nella stanza.
«Ciao,
Dennis». Lo salutò non appena lo vide entrare dalla porta. Il dottore conosceva
Dennis fin da quando era ancora un bambino, perché lui gli portava sempre i suoi
animali da curare. Infatti, si può dire che Dennis era nato in mezzo agli animali,
una passione che gli avevano trasmesso i suoi genitori.
«Che
cosa ha fatto questo bel canone?». Gli chiese il dottore con un sorriso.
«È
caduto come un tonno, mentre ricorreva un piccione».
Il
dottore si mise a visitare il cane e notò la fasciatura.
«L’hai
fatta te la fasciatura?». Gli chiese.
«No,
una ragazza che passava per caso». Gli ripose.
Dennis
si girò e vide una foto sulla scrivania. Lentamente, s’avvicinò a quella foto e
la prese tra le mani. La guardò attentamente e s’accorse che quella nella foto
era Nora.
«Chi
è quella nella foto?». Gli chiese, mentre teneva ancora tra le mani quella foto.
«Mia
figlia!». Esclamò, mentre gli toglieva la fasciatura.
«È
stata lei ha fare quella fasciatura». Gli disse.
«Intatti,
mi sembrava famigliare quella sciarpa».
Il
dottore aveva già iniziato a fasciargli la ferita.
«Per
la sciarpa, la lavo e gliela riporto». Gli disse.
«D’accordo, mi trovi sempre qui». Gli disse con un sorriso.
Sessanta
secondi, cinquantanove, quaranta, trenta, venti, dieci… cinque quattro, tre,
due, uno e zero…
In
quell’istante chiuse gli occhi, per vedere nella sua testa l’immagine di Nora.
Suonò
la sveglia dell’iphone, nel silenzio della notte.
ERANO
LE ORE 00:00 DEL GIORNO IN CUI CINQUE ANNI AVEVA PERSO TUTTO QUANTO.
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