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lunedì 30 settembre 2013

LE MIE STORIE (1/3): ACROSS THE TIME: (PARTE 2)



DISCLAIMER:
È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.


PER LEGGERE LA PRIMA PARTE DI “ACROSS THE TIME: UN PASSATO, LE ORE 00:00 DEL 28 GIUGNO 2013” CLICCA QUI.

UN MESSAGGIO

Spense il computer e provò anche a spegnere i fantasmi che aleggiavano nel suo cuore, ma per quelli non c’era nessun pulsante di spegnimento. Erano ormai passati alcuni anni, dalla morte di Nora, tuttavia quando il calendario segnava il 28 giugno, per lui sembrava che il tempo non passasse mai.
Si tolse tutti i vestiti e andò a dormire in mutande e in canottiera. Si mise sotto le coperte e si coprì fino sopra alla testa, come per tentare di lasciare fuori tutti i brutti pensieri.
Dopo un po’ di tempo, i suoi occhi si chiusero e scivolò nel mondo dei sogni: un  mondo nel quale tutto era possibile.
Sognò lei, Nora, la sua metà. Ogni tanto la sognava, perché solo in quel mondo poteva immaginare d’averla ancora al suo fianco. Poteva immaginare di vivere una vita insieme, quella vita che il destino gli aveva strappato via dalle mani.
Poteva sognare di vivere una vita universitaria insieme a lei; lui l’avrebbe aiutata e incitata a raggiungere le sue aspirazioni. Il loro amore non sarebbe mai stato una gabbia, ma bensì, un modo per aiutarsi a vicenda.
Questo, per lui, era la definizione della parola amore.
Al mattino si svegliò abbastanza presto, perché doveva iniziare a studiare per un esame.
Si svegliò, fece colazione, come faceva sempre; eppure da quel maledetto 28 giugno di molti anni fa, nel suo cuore s’era formato un vuoto.
Molti anni fa il suo migliore amico, Samuel gli aveva detto che un giorno avrebbe incontrato un’altra persona, si sarebbe rinnamorato e che non avrebbe più avvertito il vuoto dentro al cuore.
Certo, avrebbe potuto incontrare una nuova ragazza, innamorarsi di lei, fidanzarsi, sposarsi e avere dei figli; ma quella ragazza non sarebbe mai potuta essere la sua anima gemella, perché quella, l’aveva persa molti anni fa.

Cinque anni fa il 28 giugno 2008, Daniel e Nora avrebbero dovuto festeggiare il loro primo anno di fidanzamento.  Erano ormai dei mesi che lui pensava a quella serata; prima l’aveva immaginata nella sua testa e poi aveva cercato di metterla in pratica, con i pochi mezzi economici che possedeva cinque anni fa.

L’aveva programmata nei minimi dettagli, ogni piccolo particolare era destinato a lei.
Si sarebbe vestito in un modo elegante, con un nuovo taglio di capelli e una volta finito di prepararsi avrebbe preso la macchina e sarebbe andato da lei.
E infatti, andò proprio così. Andò a casa di lei e la vide scendere le scale con un abito che la rendeva ancora più bella di quella di che era. Era un abito che esaltava le sue curve.
Lui s'avvicinò alla fine delle scale e quando la vide le sorrise. Quando lei finì di scendere le scale, lui la strinse a se sussurrandole dolcemente nell’orecchio quanto fosse bella. Dopo, la prese per mano e l’accompagnò fino alla macchina. Quando si ritrovarono vicino alla macchina, lui le dette un bacio prima d’aprirle lo sportello.
Fu in questo punto che il suo progetto subì uno stravolgimento.
L’avrebbe portata nella sua pizzeria preferita, perché Nora andava pazza per la pizza, dopo avrebbe avuto l’intenzione di passare la notte al mare e di farle trovare una sorpresa, che l’avrebbe sicuramente resa felice.
Le avrebbe dichiarato il suo amore scrivendo una frase con dei lumicini  e dopo, avrebbe passato tutta la notte insieme a lei.
Ma, purtroppo, non fu così. L’ultima cosa che ricordava di quel giorno, erano dei fari abbaglianti che gli avevano accecato gli occhi e un boato fortissimo.

Si mise a programmare al computer, quando tutto a un tratto fu distratto da un odore che era nell’aria. Smise di programmare e si mise a odorare meglio quell’odore.
Non poteva sbagliarsi, quello era l’odore del profumo che gli aveva regalato lei.
Anche se distratto quella fragranza, si rimise a programmare e quando terminò di programmare, andò in cucina a farsi uno spuntino. Si mise a preparare un toast veloce e dopo, s’accorse che sul divano c’era un pupazzo simile a quello che lei gli aveva regalato molti anni fa.
S’avvicinò al divano, per vedere se magari quella mattina aveva le allucinazioni e s’accorse che non si sbagliava.
Lo prese tra le mani e come per istinto se lo portò al naso. Dopo, con gli occhi velati dalle lacrime se lo strinse forte a se. E un momento dopo, preso dalla disperazione lo scaraventò in modo violento verso il muro, arrivando persino a far cadere un quadro.
Quando suonò il campanello, tolse il toast dal forno e si mise a mangiarlo.
Quando ritornò nella sua camera per riniziare a studiare s’accorse di un altro particolare, la sciarpa della sua squadra del cuore era sul suo letto.
Appena la vide, i suoi occhi si spalancarono, s’avvicinò al letto.
“Non può essere quella sciarpa!”. Si disse, nella speranza che si fosse sbagliato.
Che diavolo stava succedendo: il profumo, il pupazzo e ora la sciarpa.
La prese tra le mani, l’aprì e quando lesse quella dedica, non aveva più dubbi che si trattasse proprio di quella sciarpa.
Su quella sciarpa c’era scritto “con amore, Nora”. Gliela aveva regalata insieme a due biglietti, quando molti anni fa erano andati a vedere la partita della sua squadra nel cuore.
Tutti quegli oggetti si trovano richiusi in una scatola che teneva in cantina. Quella scatola era sigillata, eppure il suo cuore non si sarebbe mai sigillato e non sarebbe mai guarito da quel dolore.
Scese fino alla cantina e quando aprì la porta, la luce s’accese in modo automatico. La prima cosa che notarono i suoi occhi, fu quella scatola che aveva sigillato. S’avvicinò a quella scatola, che si trovava tutta scaraventata per terra e quando s’avvicinò meglio a tutti quegli oggetti, s’accorse che erano disposti in modo da formare un frase, proprio come avrebbe voluto fare lui la sera del loro anniversario.

“Niente è perduto, per chi ha ancora speranza”.

Niente è perduto, per chi ha ancora speranza, l’unico problema era che lui aveva smesso di credere nelle favole e di sperare in un futuro.
Lui faceva tutto quello che era normale che facesse alla sua età, tuttavia, era come se dovesse nuotare per non farsi ingoiare dal vortice della sua vita.
Tirò un calcio a tutta quella roba per terra, si buttò a terra e incominciò a singhiozzare in un modo così stanziate. Si era messo a quattro zampe, con mani e le ginocchia appoggiate al pavimento e le lacrime cadevano a terra.
All’improvviso smise di singhiozzare, quando sentì una mano appoggiata sulla sua spalla. Chiuse gli occhi e quando li riaprì, sentì ancora il tocco di una mano sulla sua spalla.

Più  tardi, quando si era tranquillizzato, chiamò suo madre:
«Pronto?». Disse sua madre.
«Sono Dennis, hai per caso arrovesciato la scatola che conteneva i vecchi ricordi di Nora?». Le chiese.
«No». Gli rispose.

Dopo, chiamò anche suo padre.
«Pronto?». Disse suo padre.
«Sono Dennis, hai per caso arrovesciato la scatola che conteneva i vecchi ricordi di Nora?. Non è che hai comprato il profumo che mi regalava sempre Nora?». Gli chiese.
«No e no». Gli rispose.

Visto le risposte dei suoi genitori, che cosa volevano dire tutte quelle cose strane che erano successe. Forse davvero non era tutto perduto?. Esisteva d’avvero una speranza di rincontrarla?.

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