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È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.
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PER LEGGERE LA PRIMA PARTE DI “ACROSS THE TIME: UN PASSATO, LE ORE 00:00 DEL 28 GIUGNO 2013” CLICCA QUI.
UN MESSAGGIO
Spense
il computer e provò anche a spegnere i fantasmi che aleggiavano nel
suo cuore, ma per quelli non c’era nessun pulsante di spegnimento.
Erano ormai passati alcuni anni, dalla morte di Nora, tuttavia quando
il calendario segnava il 28 giugno, per lui sembrava che il tempo non
passasse mai.
Si
tolse tutti i vestiti e andò a dormire in mutande e in canottiera. Si mise
sotto le coperte e si coprì fino sopra alla testa, come per tentare di lasciare
fuori tutti i brutti pensieri.
Dopo
un po’ di tempo, i suoi occhi si chiusero e scivolò nel mondo dei sogni:
un mondo nel quale tutto era possibile.
Sognò
lei, Nora, la sua metà. Ogni tanto la sognava, perché solo in quel mondo poteva
immaginare d’averla ancora al suo fianco. Poteva immaginare di vivere una vita
insieme, quella vita che il destino gli aveva strappato via dalle mani.
Poteva
sognare di vivere una vita universitaria insieme a lei; lui l’avrebbe aiutata e
incitata a raggiungere le sue aspirazioni. Il loro amore non sarebbe mai stato
una gabbia, ma bensì, un modo per aiutarsi a vicenda.
Questo,
per lui, era la definizione della parola amore.
Al
mattino si svegliò abbastanza presto, perché doveva iniziare a studiare per un
esame.
Si
svegliò, fece colazione, come faceva sempre; eppure da quel maledetto 28 giugno
di molti anni fa, nel suo cuore s’era formato un vuoto.
Molti
anni fa il suo migliore amico, Samuel gli aveva detto che un giorno avrebbe
incontrato un’altra persona, si sarebbe rinnamorato e che non avrebbe più
avvertito il vuoto dentro al cuore.
Certo,
avrebbe potuto incontrare una nuova ragazza, innamorarsi di lei, fidanzarsi,
sposarsi e avere dei figli; ma quella ragazza non sarebbe mai potuta essere la
sua anima gemella, perché quella, l’aveva persa molti anni fa.
Cinque anni fa il 28 giugno 2008, Daniel e Nora avrebbero dovuto
festeggiare il loro primo anno di fidanzamento. Erano ormai dei
mesi che lui pensava a quella serata; prima l’aveva immaginata nella sua testa
e poi aveva cercato di metterla in pratica, con i pochi mezzi economici
che possedeva cinque anni fa.
L’aveva programmata nei minimi dettagli, ogni piccolo particolare
era destinato a lei.
Si
sarebbe vestito in un modo elegante, con un nuovo taglio di capelli e una
volta finito di prepararsi avrebbe preso la macchina e sarebbe andato da lei.
E
infatti, andò proprio così. Andò a casa di lei e la vide scendere le scale con
un abito che la rendeva ancora più bella di quella di che era. Era un abito che
esaltava le sue curve.
Lui
s'avvicinò alla fine delle scale e quando la vide le sorrise. Quando lei finì di scendere le scale, lui
la strinse a se sussurrandole dolcemente nell’orecchio quanto fosse bella.
Dopo, la prese per mano e l’accompagnò fino alla macchina. Quando si
ritrovarono vicino alla macchina, lui le dette un bacio prima d’aprirle lo
sportello.
Fu in questo punto che il suo progetto subì uno stravolgimento.
L’avrebbe
portata nella sua pizzeria preferita, perché Nora andava pazza per la pizza,
dopo avrebbe avuto l’intenzione di passare la
notte al mare e di farle trovare una sorpresa, che l’avrebbe sicuramente resa felice.
Le
avrebbe dichiarato il suo amore scrivendo una frase con dei lumicini e dopo, avrebbe passato tutta la notte insieme
a lei.
Ma,
purtroppo, non fu così. L’ultima cosa che ricordava di quel giorno, erano dei
fari abbaglianti che gli avevano accecato gli occhi e un boato fortissimo.
Si
mise a programmare al computer, quando tutto a un tratto fu distratto da un
odore che era nell’aria. Smise di programmare e si mise a odorare meglio
quell’odore.
Non
poteva sbagliarsi, quello era l’odore del profumo che gli aveva regalato lei.
Anche
se distratto quella fragranza, si rimise a programmare e quando terminò di
programmare, andò in cucina a farsi uno spuntino. Si mise a preparare un toast
veloce e dopo, s’accorse che sul divano c’era un pupazzo simile a quello che lei
gli aveva regalato molti anni fa.
S’avvicinò
al divano, per vedere se magari quella mattina aveva le allucinazioni e
s’accorse che non si sbagliava.
Lo
prese tra le mani e come per istinto se lo portò al naso. Dopo, con gli occhi
velati dalle lacrime se lo strinse forte a se. E un momento dopo, preso dalla
disperazione lo scaraventò in modo violento verso il muro, arrivando persino a
far cadere un quadro.
Quando
suonò il campanello, tolse il toast dal forno e si mise a mangiarlo.
Quando
ritornò nella sua camera per riniziare a studiare s’accorse di un altro
particolare, la sciarpa della sua squadra del cuore era sul suo letto.
Appena
la vide, i suoi occhi si spalancarono, s’avvicinò al letto.
“Non può essere quella sciarpa!”. Si
disse, nella speranza che si fosse sbagliato.
Che
diavolo stava succedendo: il profumo, il pupazzo e ora la sciarpa.
La
prese tra le mani, l’aprì e quando lesse quella dedica, non aveva più dubbi che
si trattasse proprio di quella sciarpa.
Su
quella sciarpa c’era scritto “con amore,
Nora”. Gliela aveva regalata insieme a due biglietti, quando molti anni fa
erano andati a vedere la partita della sua squadra nel cuore.
Tutti
quegli oggetti si trovano richiusi in una scatola che teneva in cantina.
Quella scatola era sigillata, eppure il suo cuore non si sarebbe mai sigillato
e non sarebbe mai guarito da quel dolore.
Scese
fino alla cantina e quando aprì la porta, la luce s’accese in modo automatico.
La prima cosa che notarono i suoi occhi, fu quella scatola che aveva sigillato.
S’avvicinò a quella scatola, che si trovava tutta scaraventata per terra e
quando s’avvicinò meglio a tutti quegli oggetti, s’accorse che erano disposti
in modo da formare un frase, proprio come avrebbe voluto fare lui la sera del
loro anniversario.
“Niente è perduto, per chi ha
ancora speranza”.
Niente
è perduto, per chi ha ancora speranza, l’unico problema era che lui aveva
smesso di credere nelle favole e di sperare in un futuro.
Lui
faceva tutto quello che era normale che facesse alla sua età, tuttavia, era
come se dovesse nuotare per non farsi ingoiare dal vortice della sua vita.
Tirò
un calcio a tutta quella roba per terra, si buttò a terra e incominciò a singhiozzare in un modo così stanziate. Si era messo a quattro zampe, con mani e le
ginocchia appoggiate al pavimento e le lacrime cadevano a terra.
All’improvviso
smise di singhiozzare, quando sentì una mano appoggiata sulla sua spalla.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì, sentì ancora il tocco di una mano sulla
sua spalla.
Più tardi, quando si era tranquillizzato, chiamò suo madre:
«Pronto?».
Disse sua madre.
«Sono
Dennis, hai per caso arrovesciato la scatola che conteneva i vecchi ricordi di
Nora?». Le chiese.
«No».
Gli rispose.
Dopo, chiamò anche suo padre.
«Pronto?».
Disse suo padre.
«Sono Dennis, hai per caso arrovesciato la scatola che conteneva i vecchi
ricordi di Nora?. Non è che hai comprato il profumo che mi regalava sempre
Nora?». Gli chiese.
«No
e no». Gli rispose.
Visto
le risposte dei suoi genitori, che cosa volevano dire tutte quelle cose strane
che erano successe. Forse davvero non era tutto perduto?. Esisteva d’avvero una
speranza di rincontrarla?.
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