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mercoledì 12 aprile 2017

VIVRÒ SOLO PER TE - CAPITOLO 3.1 - INCONTRI DI SFUGGITA


VIVRÒ SOLO PER TE

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TRAMA:
Harry frequenta le superiori, sta insieme alla sua ragazza Virginia da due anni. È innamorato di lei. Fin quando soccorre Crystal durante un incidente. Tra di loro (Harry e Crystal) è amore a prima vista. Harry è pronto a lasciare Virginia per Crystal, quando il destino decide per lui nel modo più crudele; la sua ragazza, Virginia fa un incidente con il motorino e dopo una lunga lotta perde la vita. Non vi dico che cosa gli succede, perché vi rovinerei la lettura, ma come da titolo "VIVRÒ PER TE", Crystal gli darà la forza per tornare a vivere e a non avere più paura della vita. Crystal diventerà la sua roccia a cui aggrapparsi.



Se ti sei perso/a il secondo capitolo te lo lascio qui:

Era una giornata buia e tempestosa, sembrava quasi che non smettesse più di piovere. Crystal stava guardando dalla finestra, come se volesse far passare il tempo più velocemente. Guardava fuori e cercava di distrarsi, ma il suo cuore non poteva fare lo stesso; nella sua mente rivedeva il volto sorridente di Harry e i suoi occhi bellissimi.
Fuori non accadeva niente di particolare: c'erano le persone che parcheggiavano le loro macchine nel garage, c'era chi portava a spasso il cane e chi parlava con qualcuno.
Crystal rimase lì a guardare, come se si fosse persa da un pensiero che tormenta tutti quelli della sua età. Si perse nell'immensità del panorama e nemmeno lei sapeva bene il motivo. Il suo osservare venne interrotto dal suono del campanello. Distolse il suo sguardo e andò immediatamente ad aprire la porta. La madre entrò, posò quello che aveva in mano, si tolse il cappotto e lo attaccò all'attaccapanni.
«Com'è andata a scuola?». Crystal sospirò.
«Bene, avevo una verifica, ma credo che sia andata bene perché avevo studiato tanto. Poi mancava perfino un professore e siamo usciti prima». Crystal s'inventò tutto quanto, sicuramente quel test le sarebbe andato male. Le mentì veramente bene, tanto che sua madre non dubitò delle sue parole. Crystal scappò velocemente dalla cucina, per non ricevere altre domande dalla madre. Non riusciva a dire le bugie e se sua madre avesse continuato rivolgere altre domande, alla fine, l'avrebbe sicuramente scoperta.
La madre restò titubante da questa sua risposta, ma non indagò ulteriormente e s'andò solamente a spogliare.
In realtà, Crystal quella mattina si era preparata per andare a scuola, per non destare sospetti alla madre troppo apprensiva. Prese il motorio e si recò a scuola.
La mattina precedente, la classe di Crystal richiese un'assemblea per poter parlare del problema dell'insegnate di matematica. L'insegnante sosteneva che solo con la teoria era possibile eseguire gli esercizi. Una volta su mille, faceva vedere alla classe come si svolgevano gli esercizi, ma era troppo poco. Avrebbe dovuto fare una spiegazione di teoria e una di esercizi, ma purtroppo, questo non era il suo modo di spiegare. La maggior parte della classe non era d'accordo con l'idea di questa professoressa. Mentre ai soliti secchioni, non gliele importava niente della battaglia che la classe stava portando avanti.
Per prima cosa provarono a dirlo direttamente alla professoressa, ma ci furono i risultati sperati. Lei continuava con le sue convinzioni e la classe continuava sempre a prendere brutti voti.


Provano perfino ad andare dal preside, per esprimergli il grosso problema che affiggeva tutta la classe, ma purtroppo il preside non li prese troppo sul serio.
La classe aveva le mani legate, dovevano solo stare zitti e subire in silenzio, ma non gli andava più bene questo atteggiamento autoritario che assumeva la professoressa. Decisero che era giunta l'ora di farsi sentire. Dopo una'intensa discussione, decisero che la cosa giusta da fare era saltare tutto il compito.
Quella mattina tutti i suoi compagni di classe si erano messi d'accordo per non entrare, anche se c'era qualcuno che voleva entrare a tutti i costi. Erano i soliti secchioni che volevano a tutti i costi sostenere il compito di matematica e fare una bella figura agli occhi della professoressa, ma la maggior parte della classe non se la sentiva di farlo. Quella professoressa non avrebbe mai spostato il compito. La professoressa spiegava male e a volte anche troppo veloce.
Al mattino si ritrovarono tutti in una stradina vicino alla loro scuola per non destare sospetti. Si riunirono in quel posto un quarto alle otto, per prendere una decisione definitiva.
«Allora, siamo d'accordo tutti, nessun ripensamento, non entriamo?». Disse un compagno a tutta la classe
Tutto il gruppo tirò un sospiro. Stavano riflettendo attentamente. Forse stavano commettendo una sciocchezza. Questo poteva diventare anche l'errore più grosso della loro vita, ma a volte, servono anche a far crescere. Forse questa bravata, li avrebbe messi in cattiva luce con la professoressa, ma saltare il compito era il loro unico modo per farle capire che spiegava in modo poco chiaro.
«Sì, restiamo a girare i città». risposero tutti quanti.
I soliti secchioni e sfigati della classe, quelli che pensavano soltanto allo studio giorno e notte gli risposero in coro.
«Noi entriamo, ma non diremo niente di voi. Noi faremo finta di non avervi visto stamattina».
«Fate come volete». Il resto della classe gli riposero in coro.
Furono veramente pochi a entrare in classe. Il resto della classe si mise d'accordo per andare a fare una giro nel centro della città. C'era chi andava in moto, chi in motorino e chi andava con il pullman. Arrivano in centro alle otto e mezzo.
Passarono tutta la mattinata lì, perché tanto non potevano tornare a casa, altrimenti i loro genitori sarebbero venuti a conoscenza della loro assenza.
Andarono in giro per i negozi della città. C'erano molti negozi di vestiti firmati, di tutti i colori e per tutti le occasioni. Vestiti da cerimonia, sportivi e normali per tutti i giorni. Le ragazze si persero nello stare a guardare tutti quei vestiti, mentre i ragazzi non c'è l'ha facevano più a stare in mezzo a tutti quegli abiti.
I ragazzi stavano sbuffando dalla noia. Non ne potevano più di stare a vedere negozi di vestiti. Sarebbero voluti andare a vedere il negozio d'informatica che si trovava a due passi da lì, ma le ragazze rimasero per molto tempo a guardare quei vestiti e a volte, si chiedevano dei consigli.
«Questa maglia si abbina con questa gonna».
La sua migliore amica Alessandra, una ragazza completamente diversa da Crystal. Era più aperta e solare rispetto a Crystal. Non è che Crystal non fosse una chiacchierona, ma la sua migliore amica lo era molto di più. Le piaceva vestire sportiva o elegante nei momenti più importanti. Non era molto alta, ma era proporzionata al punto gusto. Aveva gli occhi verde scuro e i capelli neri. Portava spesso i capelli legati, perché li aveva lunghi fino a metà schiena. Era molto carina e aveva molti ragazzi che la corteggiavano e invece Crystal non ne aveva molti. Crystal si era innamorata una sola volta di un solo ragazzo più grande di lei, ma purtroppo si erano lasciati già da un po' di tempo.
Alessandra pensò intensamente e poi esclamò.
«Quella gonna blu, con quella magia gialla. Devo dire che ho fatto un bell'abbinamento. Ma forse, fammi pensare. Io ci aggiungerei questa cintura marroncina e quella borsetta. Che ne dici è Crystal?». Crystal sembrava persa nei suoi pensieri. Stava ascoltando quello che le diceva, ma sembrava che non gliene fregasse niente. Erano passati veramente pochi giorni da quando aveva conosciuto Harry, ma non aveva ricevuto alcuna chiamata. Alessandra, si appoggiò addosso i vestiti per andarsi a vedere a uno specchio.
«Sì, è carina». Le disse come se quel giorno non avesse proprio voglia di fare shopping.
«È carino. Questo completino è più che carino e poi costa pure poco». Cercò di farla sorridere, ma non riuscì a smuoverla neanche di un centimetro.
«Che hai? E non dirmi che sei triste per aver saltato il compito. Che c'è sotto?». Cercò di indagare. Le fece un sorriso e cambiò reparto per cercare una giacca da abbinare al completino che si era appena scelta.
Crystal la seguiva, come un cane segue un proprio padrone. La seguiva solamente perché doveva farlo. Sarebbe stata più contenta se fosse potuta rimanere nel suo letto a raggomitolarsi e a pensare al suo dolore. Ma non poteva, perché a quest'ora sarebbe dovuta essere a scuola, pensò.
«Niente». Cercò ti tagliare il discorso, nella speranza che Alessandra smettesse di rivolgerle domande. Voleva solo annegare nel suo dolore. Mentì spudoratamente e Alessandra riuscì ad accorgersene. Decise di insistere per farle sputare il rospo che aveva in gola.
«Non ci credo. Stai male per lui?». Alessandra non voleva assolutamente assillarla, ma solamente aiutarla a tirare fuori il dolore. Crystal sembrava non avere proprio voglia di confidarsi e di voler cuocere nel suo dolere. Il dolore di essere stata rifiuta, per la seconda volta nella sua vita.
«Ok, ti capisco. Stai soffrendo. Ma sappi che io sono qui. Appena ti andrà di parlare, chiamami e io ci sarò». Le andò vicina e l'abbracciò e in quel istante Crystal si sentì così bene e leggera.
«Sono qui. Appena ti vorrai aprire. Non tenerti tutto dentro. Ti farebbe bene parlarne con una amica che sa ascoltare come me e sennò a cosa ti servo». La sua amica la guardò negli occhi e poi le fece un sorriso.
Sembrava molto sincera con Crystal. Infatti, teneva molto a lei. Erano molto amiche. Si conobbero tanti anni fa, all'età di sei anni e da allora non avevano mai litigato. Crystal, per una strana coincidenza era persino nata un giorno dopo di Alessandra. Si confidavano sempre sui ragazzi, parlavano sempre di tutto. Parlavano di moda, film, libri, musica e gossip. Ma era già da un po' di tempo che Crystal aveva perso la sua spensieratezza a causa di tutto il dolore che aveva dovuto subire. Prima l'abbandono del suo ex ragazzo e poi quello del nuovo ragazzo che non l'aveva ancora chiamata.
«Ok». Crystal tagliò corto e andò a cercarsi una maglietta, per far credere a Alessandra di stare bene; ma Alessandra non l'aveva bevuta. Comprò la maglietta e uscirono dal negozio.
Crystal sentì vibrare il suo cellulare. Si preoccupò all'istante. Se l'avesse chiamata sua madre non avrebbe saputo cosa dirle e sicuramente avrebbe scoperto che non si trovava a scuola. Pensò anche all'ipotesi migliore. Magari la stava chiamando proprio Harry, per invitarla ad uscire.     
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