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È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.
"Scusate il ritardo, ma ne è valsa la pena; questa puntata mi è venuta benissimo. Fatemi sapere se vi piace questa storia, se avete da criticare, fatelo pure, perché le critiche sono costruttive. Mi piacerebbe ricevere un vostro giudizio. Grazie per aver letto questa storia. Ciao e non perdetevi la prossima puntata il 24 Novembre".
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CAPITOLO 3: 17 NOVEMBRE – COSTRUIRE DA ZERO
La
mattina seguente, non appena suonò la sveglia, Henry s’alzò senza fare capricci.
Infatti, negli altri giorni si rigirava più volte nel letto, perché gli piaceva
stare al calduccio; ma a chi non piace il calduccio delle coperte.
Si
tolse il pigiama e s’andò a mettere i vestiti per andare a scuola. Quando finì,
scese le scale per andare a fare colazione.
«Già
in piedi». Gli disse suo padre, mentre sorseggiava la sua tazza di caffè e
latte.
«Sì».
Gli rispose, mentre stava prendendo il latte dal frigo per scaldarlo.
«Ora,
ho uno scopo, aiutare chi non potrà avere il natale». Continuò, mentre dava le
spalle al padre per prendere i biscotti.
«Questo
ti fa onore, figliolo, ma sei ancora un bambino e dovresti comportarti come
tale».
Henry
si mise a tavola per bere il latte e mangiare i biscotti al cioccolato.
Quando
finì di fare colazione, s’andò a lavare i denti, si pettinò mettendosi un po’
di gel tra i capelli, si mise la giacca, s’infilò lo zaino in spalla e andò a
scuola.
Si
vedeva che era felice, perché mentre camminava, a volte saltellava e
fischiettava. Era felice, perché aveva una missione da compiere, proprio come
gli eroi dei suoi libri preferiti.
Infatti,
quando giocava s’immaginava di essere un supereroe che sconfiggeva il nemico terrificante.
Anche
nell’idea di Henry, si poteva applicare lo stesso ragionamento; lui era l’eroe
che doveva sconfiggere il cattivo, ovvero la crisi.
Dopo
una decina di minuti raggiunse la sua scuola e quando entrò dentro, vide i suoi
compagni di classe.
Si
fermò per qualche istante a parlare con loro, quando, tutto a un tratto, vide
passare la sua maestra preferita, quella che l’avrebbe aiutato nel suo
intentato.
«Maestra».
Gridò per farsi sentire.
Quando
la maestra si sentì chiamare, si voltò verso di lui e si fermò all’istante.
«Cosa
c’è Henry?» . Gli chiese, quando s’accorse che lo sguardo di lui era sereno.
«Niente
di grave». Le disse per non farla preoccupare.
E
dopo continuò. «Solo che ho un progetto e gliene vorrei parlare in privato?».
Le disse.
«Seguimi».
Gli disse.
Henry
s’incamminò dietro alla sua maestra, fino a quando raggiunsero la sala dei
maestri, quella in cui facevano i colloqui con i genitori.
Non
appena entrarono dentro, lei chiuse la porta e fece segno a Henry di
accomodarsi sulla sedia di fronte alla cattedra.
La
maestra attese per qualche istante che Henry iniziasse a parlare.
«Che
cosa vuoi dirmi?». Gli chiese, quando s’accorse che non stava iniziando a
parlare.
«Ho
pensato che non tutte le famiglie, potranno passare un natale felice e per
questo, mi era venuta l’idea di raccogliere dei soldi da donare a quelle
associazioni che offrono il cibo a chi non può permetterselo. Potremmo fare in
modo che ogni studente della nostra scuola, doni quello che può?».
La
maestra lo guardò per qualche istante negli occhi, prima di rispondergli. Per
la maestra, Henry era sempre stato un bambino speciale; era già riuscito a
sorprenderla in diverse occasioni.
Henry,
era una bambino come tutti gli altri; gli piaceva giocare, guardare la televisione
e usare il computer; però, in più occasioni, aveva dimostrato d’avere un cuore
buono, in grado di credere in delle cose che gli adulti non capivano più.
Quegli occhi, i suoi occhi, esprimevano tutta la bontà di Henry, quegli occhi
erano lo specchio della sua anima, una delle più belle che la maestra avesse
mai visto.
D’altronde
si sa che i bambini hanno quel qualcosa di speciale a differenza degli adulti,
che crescendo, perdono questa capacità di sognare.
«Certo
che si può fare, anzi mi sembra un’idea bellissima, da estendere a tutte le scuole
della nostra provincia e a tutti gli
esercizi commerciali». Gli suggerì.
Henry
sorrise, come se la sua proposta fosse una cosa da niente; invece era un gesto
molto bello, in grado di strappare un sorriso a chi aveva perso la voglia di
farlo.
«Ora
vai in classe, sennò farai tardi alla prima ora di lezione».
Henry,
s’alzò dalla sedia e la rimise sotto la cattedra; dopo, s’avvicinò alla porta;
quando si sentì chiamare dalla maestra, si voltò verso di lei.
«Henry!».
Gli disse.
«Sì?».
Le rispose.
«Mentre
cresci, cerca di non perdere questo cuore d’oro che hai. È una qualità molto
bella e sarebbe un peccato se la perdessi durante la crescita.
Forse
non riesci a rendertene conto, ma quello che mi hai chiesto di fare è un gesto bellissimo
». Disse la sua maestra, commossa dalle parole del piccolo Henry.
Henry
s’avvio verso la sua classe; era felice e sorridente. Raccontò a tutti i suoi
compagni la sua idea per supportare le persone che non potevano avere il
natale.
Alla
fine delle lezioni, mentre stava camminando per tornare a casa, dalla felicità,
si mise a camminare e a saltellare.
Ora
era diventato un super eroe, più precisamente si sarebbe potuto chiamare Super
Henry.
La
sera andò a dormire in modo felice. Aveva passato un pomeriggio fantastico e
aveva raccontato a tutti quello che gli era successo a scuola. E ogni volta
ripeteva la stessa storia; non si stancava mai.
Fece un sogno simile a quello che
aveva già fatto qualche sera fa.
“Si trovava ancora in un ambiente
totalmente coperto di bianco, c’erano renne ovunque, fino a quando si ritrovò
di fronte a una grande casa.
S’avvicinò a questa casa e lesse
che sul campanello; c’era scritto “casa di S. Claus”. Stava sognando la casa di
babbo natale, ma non riusciva a darsi una spiegazione. Forse c’era un motivo,
ma in quel momento, durante il sogno, non se lo sapeva dare.
Superò il cancello, s’avvicinò alla
porta, bussò e la porta s’aprì da sola, con un leggero cigolio. Era un rumore
un po’ terrificante, ma la casa di babbo natale, non poteva essere spaventosa.
Oltrepassò la porta e si trovò
davanti a se degli elfi, delle creature spettacolari, che erano completamente
vestire di verde, le calze bianche e rosse, i guanti e il colletto della maglia
di colore bianco, la cintura nera e le scarpe a punta. Erano alti come un
essere umano, l’unica differenza stava nelle orecchie, infatti loro le avevano
appunta.
Erano talmente carini quegli elfi,
non come quelli crudeli delle saghe fantasy che leggeva.
Vide degli elfi che correvano da
una stanza all’altra; non si stancavano mai ed erano sempre sorridenti.
Tutti quanti, quando pensiamo al
natale ci viene in mente babbo natale, ma non credete che questo bellissimo
periodo dell’anno, non sarebbe possibile senza i suoi aiutanti.
Se li vedevi per strada, li potevi
confondere con gli essere umani.
Dopo, vide passare babbo natale e mettersi
a sedere su una sedia, mentre sorseggiava una bevanda calda.
«C’è la faremo a soddisfare tutte
le richieste?». Gli chiese l’elfo che era seduto di fronte a lui.
Babbo natale chiuse per un istante
gli occhi, prima di rispondergli.
«Non lo so, il nostro elfo
contabile dice che non c’è la faremo, ma e da giorni che ci penso e credo d’aver
trovato una soluzione». Gli ripose, con gli occhi piena di speranza.
La crisi ti poteva togliere tutto,
ma non la speranza di un futuro migliore. Babbo natale sorseggiò la sua
bevanda, perché nonostante la stufa accesa, lì non c’era tanto caldo.
«Che cosa farai?». Gli chiese
l’elfo.
«Io… farò…».”
Sul più bello Henry si svegliò e
così non aveva potuto sentire la risposta, tutta colpa della sveglia.
Era
passata una settimana e in Lapponia il clima era ancora più rigido. La neve
aumentava sempre di più e le città erano ancora più innevate.
Anche
dove abita Claus, c’era tanta neve.
Ogni
giorno era costretto a spalare la neve, per liberare il passaggio.
Le
lettere continuavano sempre ad arrivare e Claus e i suoi elfi continuavano a
catalogarle.
Babbo
natale, ogni giorno accudiva le sue renne e controllava, insieme al suo elfo
meccanico, che la sua slitta fosse apposto.
Sapete,
doveva girare tutto il mondo con quella slitta e per questo, era meglio
controllarla per bene. Ogni anno la migliorava sempre di più per renderla più
veloce ed efficiente. Per la velocità era semplice, gli bastava renderla più
ergonomica.
Babbo
natale stava finendo di sorseggiare la sua bevanda.
«Io…
farò… ovvero noi compreremo le materie prime e ci costruiremo da soli i
regali».
«Non
credi che anche il prezzo delle materie prime sia aumentato?». Gli chiese
l’elfo.
«Certo,
ma conto di non pagare la mano d’opera sui regali».
Nel
pomeriggio Claus, i suoi colleghi elfi e l’elfo contabile che era d’accodo
sull’idea che aveva avuto babbo natale, s’avviarono con un furgone al negozio
che vendeva le materie prime.
Erano
tutti fiduciosi all’idea che aveva avuto babbo natale. Tra i regali comprati e
quelli costruirti, sarebbero riusciti a realizzare i desideri di tutte le
persone.
Durante
il viaggio di un’oretta, non si parlarono, ma si poteva vedere che tutti quanti
erano felici.
Scesero
dalla macchina, per andare a prendere vari carrelli, perché erano sicuri di
comprare molte cose.
Appena
entrano nel negozio, si ritrovarono di fronte a una montagna di materie prime,
ma per fortuna, gli elfi ingegneri avevano stilato una lista degli oggetti da
comprare.
Girano
alla ricerca di tutto il materiale, che gli sarebbe servito, perché quel
negozio era immenso.
Quando
finirono, pagarono con la carta di credito, perché la spesa era veramente alta
e se ne ritornarono a casa.
Faceva
strano vedere babbo natale vestito come un qualunque essere umano, ma anche lui
al di fuori del giorno in cui consegnava i regali, si vestiva esattamente come
fanno tutti quanti.
La
sua veste natalizia, tutta rossa e pulita l’aspettava nel suo armadio e tra un
mesetto avrebbe dovuto fare il giro del mondo.
Quando
rientrano a casa, gli elfi si misero subito a costruire le cose, che gli
chiedevano le persone.
La
loro idea era quella di fare un cinquanta per cento di regali costruiti e
l’altro cinquanta comprati; in questo mondo avrebbero ridotto le spese e sarebbero
riusciti ad accontentato tutti.
Questa
era la loro previsione, ma come si sa, non può essere sicura al cento per
cento.
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