DISCLAIMER:
È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.
"Questa settima non riuscivo a scrivere la storia, non trovavo l'ispirazione, ovvero quella voglia matta che mi porta a non voler mai smettere di scrivere. Se anche te scrivi sai a che cosa mi riferisco, ma se non lo fai non mi puoi capire. Poi all’improvviso è arrivata e ne ho approfittato.
L’ispirazione mi è venuta ascoltando questa canzone, Garry Schyman – Praan; andatela a sentire, perché è davvero molto bella.
Questa puntata mi è venuta benissimo, ancora meglio della precedente, perché vi sto portando sempre più vicino al punto in cui scoprirete come farà Claus a salvare il natale. Secondo voi come farà?, scrivetemelo in un commento, vediamo se qualcuno c’indovina. Mi è venuta più lunga, perché quando scrivo e la storia mi prende non finisco più, se è troppo lunga fatemelo sapere.
Fatemi sapere se vi piace questa storia, se avete da criticare, fatelo pure, perché le critiche sono costruttive. Mi piacerebbe ricevere un vostro giudizio. Grazie per aver letto questa storia. Ciao e non perdetevi la prossima puntata il 1 Dicembre".
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CAPITOLO 4: 24 NOVEMBRE - CREDERE NEI SOGNI
A
babbo natale continuavano ad arrivare le lettere delle persone che gli
chiedevano i regali.
Anzi,
a dicembre era ancora peggio, perché c’erano sempre i ritardatari che chiedevano
i regali all’ultimo momento. Babbo natale doveva accontentare anche loro.
Ormai,
era passata una settimana da quando avevano avuto l’idea di fabbricarsi i
regali, era una bella idea sulla carta. Sembrava essere la soluzione di tutti i
loro problemi.
Ma
non era così, infatti, un giorno si e uno no, erano costretti ad andare a fare
rifornimento di materie prime; non ci voleva di certo un genio per capire che
di li a poco, anche quest’idea sarebbe fallita.
Babbo
natale fu chiamato un’altra volta dal suo elfo contabile; aprì la porta e
lentamente s’accomodò nel suo studio.
Babbo
natale era teso e per questo, si stropicciava le mani in modo nervoso. I suoi
occhi erano spenti e privi di quella gioia, che aveva sempre avuto in questo
periodo dell’anno.
Si
mise a sedere e attese che il suo elfo iniziasse a parlare.
La
faccia del suo elfo sembrava molto stanca, infatti, sotto gli occhi aveva delle
occhiaie molto scure. Il suo sguardo era molto stanco, evidentemente aveva
lavorato tutto la notte.
«Non
ci siamo». Gli disse, come prima cosa.
Claus,
s’è l’aspettava; anche se lui non era un contabile, sapeva fare due più due e
capire quando i soldi non erano
sufficienti.
«Me
l’ero reso conto, solo che una parte di me non voleva crederci. Una parte
voleva credere di riuscire a salvare questo natale 2013. Volevo solo dare un
po’ di speranza a chi non ne ha più. Non volevo deludere, chi è stato già
deluso da altre persone, ma a quanto sembra, anch’io darò una fregatura». Disse
con il cuore in mano; per lui il natale, non era soltanto un giorno rosso e di
festa, ma era una vocazione.
L’elfo
contabile prese il suo tablet e lo mostrò a Claus; durante la notte aveva fatto
tutti i conti e aveva anche realizzato dei grafici per fare a capire a Claus,
la triste situazione.
Claus
prese il tablet e osservò quel grafico, era chiaro come il sole che la
situazione era ancora più tragica di quello che avevano preventivato.
È
proprio vero quel modo di dire che dice “quando
pensi d’aver toccato il fondo, potresti andare ancora più in basso”.
Era
evidente che la curva delle spese di stava avvicinando a quella dei loro
risparmi economici. La sua idea di fabbricare i regali, non s’era rivelata una
buona idea, anzi, forse aveva addirittura aggravato la situazione.
Ci
voleva un miracolo per salvare questo natale. Dicono tutti, “la speranza era l’ultima a morire”, sì,
ma qui la speranza era in fin di vita.
Claus
gli restituii il tablet e dopo, guardò in faccia il suo elfo contabile.
«Devi
chiamare tuo fratello, quello che è a capo del consiglio del governo centrale e
chiedergli un prestito o un abbassamento delle tasse per questo periodo». Dopo,
l’elfo smise di parlare, perché non gli voleva dire quello che aveva pensato,
però sapeva di dover essere sincero con lui.
«Di
questo passo, non ci sarà il natale, non potremmo accontentare tutte le
richieste». Sul tavolo c’arano un sacco di fogli, scritti a mano e pieni di
calcoli e c’è n’erano anche tanti accartocciati nel cestino; evidentemente,
aveva lavorato tutta la notte per cercare una soluzione.
«Troveremo
una soluzione, ma devi riposare, ho davvero bisogno di te, ma se non riposi,
non sarai in grado di aiutarmi. In tanto, io andrò dal mio fratello». Disse
Claus.
«Questo
è il foglio delle mie idee da proporre
al governo». Glielo consegnò. Tutta la speranza era rivolta in quel foglio; ci
pensate, un pezzo di carta avrebbe deciso le sorti del natale 2013.
Dovete
sapere che questa storia non è ambienta proprio nel nostro mondo, ma in uno
molto simile. Era un mondo che oltre ai governi di ogni stato, aveva un governo
centrale che si chiamava, appunto governo mondiale.
Claus
uscì dalla stanza dell’elfo contabile per andare a chiamare suo fratello Sulac.
Era davvero tanto che non si sentivano, ma in qualche modo, erano sempre
vicini.
Non
litigavano mai, perché nonostante la distanza e l’impegno nei loro rispettivi
lavori, si volevano molto bene.
Erano
nati in una famiglia in cui, li avevano educati in modo tale da volersi bene.
La loro famiglia li metteva entrambi sullo stesso piano e gli volevano bene
allo stesso mondo.
Claus
era leggermente più vecchio di suo fratello.
Claus
entrò nella sua stanza da letto e si sedette sulla sedia. Prese in cellulare
che teneva sul tavolo e compose lentamente il numero del fratello. Se lo
ricordava a memoria, perché i numeri delle persone care ce li ricordiamo tutti.
Era
almeno dall’estate scorsa che non lo sentiva. Mentre componeva il numero la sua
mano incominciò leggermente a tremare. Per lui, era sempre un emozione forte
parlare con il fratello.
Non
appena sentì squillare il cellulare del fratello, il suo respiro diventò
leggerete affannato e i suoi occhi diventarono lucidi.
«Pronto,
fratello sono io, Claus». Gli disse, con una voce emozionata e dopo, lentamente,
dai suoi occhi incominciarono a scendere delle lacrime di felicità.
Fece
un respirò profondo, per tentare di calmarsi; ma non ci riuscì, non riusciva a
bloccare quell’emozione.
«Ciao,
fratello. È tanto che non ci si sente. Come stai?. Tutto bene, sento qualcosa
di strano nella tua voce?». Gli disse quasi preoccupato e per qualche istante,
non sentì altro che il respiro affannato del fratello.
«Certo
è che mi sono emozionato, era tanto che non ti sentivo e mi mancavi». Gli
rispose.
«Che
c’è?». Gli chiese ancora, perché aveva capito che nonostante l’emozione, c’era
qualcosa che lo turbava profondamente. D’altronde era suo fratello, lo
conosceva molto bene e sapeva riconoscere dal suo respiro, se c’era qualcosa
che lo turbava nel profondo della sua anima.
«Siamo
nel casino, questa crisi ci sta stritolando, impedendoci di consegnare tutti i
regali che mi chiedono. Vorrei proporti una cosa per fare in modo che questo
natale 2013 diventi realtà, perché ora come ora mi sembra come un illusione».
«Vedrò
cosa posso fare, c’è la fai per domani pomeriggio a presentarti di fronte al
mio governo».
«Sì,
ci vediamo fratello».
«Certo,
non vedo l’ora». Gli ripose.
Claus,
non perse tempo, si collegò subito a internet per comprare due biglietti aerei;
uno per se e uno per il suo elfo contabile. Da solo, non avrebbe mai potuto
affrontare le questioni burocratiche.
Si
mise a preparare le valigie, mettendoci tutto quello che gli sarebbe servito.
La
mattina seguente Claus e il suo elfo contabile, andarono in aeroporto con la
macchina per prendere l’aereo, che li avrebbe portati fino al luogo in cui governava
Sulac.
«Pensi,
che accenteranno la tua idea?». Chiese Claus all’elfo.
«Voi
la verità…». Gli chiese, quando vide nei sui occhi quella luce di speranza e
quella voglia di lottare contro un mondo che stava diventando sempre più
cattivo.
«Certo».
Gli rispose.
«La
vedo dura, ma la speranza è l’ultima a morire». Claus, abbassò la testa per un
istante e subito dopo, chiuse per un momento i suoi occhi.
Lui
avrebbe lottato con le unghie e con i denti, per portare la sua missione,
ovvero far si che il natale 2013 diventasse una realtà.
Quando
atterrarono, s’andarono a riposare in un albergo, che si trova vicino alla sede
del governo mondiale.
Dopo
un oretta s’avviarono a pieni fino alla sede del governo. Quando entrarono nella
sala del governo si ritrovarono di fronte a una stanza molto grande, con molti
posti a sedere.
«Lei
non può entrare». Disse un usciere.
«Guardi».
Gli disse mentre prendeva dalla tasca il portafoglio con i suoi documenti.
«Sono
il fratello del governatore». Gli disse.
«Passi
pure».
«E
tu». Disse l’ usciere all’altro usciere.
«Vai
a chiamare il governatore».
Dopo
qualche minuto, videro Sulac scendere dalle scale.
«Ciao
fratello». Gli disse, mentre gli andava in contro e dopo, l’abbracciò in una
stretta molto forte.
«Inizieremo
tra dieci minuti». Gli disse e dopo, se
ne andò.
Dopo
una decina di minuti, videro che la stanza del governo si stava riempiendo.
Tante persone, che venivano votate dalle persone, avrebbero ascoltato la sua
richiesta disperata. Non poteva pensare che loro non approvassero la sua idea,
anche se sapeva che poteva essere una possibilità; non per colpa loro, ma
perché tutto il mondo era in una crisi senza precedenti e le tasse dovevano
restare alte.
Non
si sarebbe arreso, neanche in caso di rifiuto; certo sarebbe stato difficile
trovare una soluzione, ma avrebbe fatto di tutto per salvare quello in cui
credeva di più: ovvero il natale.
Quando
si misero a sedere Sulac s’alzo in piedi.
«So
che avevo indetto questa riunione per discutere di altre cose, ma mio fratello
Claus o meglio conosciuto come babbo natale, ci deve fare delle richieste,
perché ora crede di non poter fare i regali a tutti quelli che glieli
chiedono». Disse a tutti e poi, si rimise a sedere per dare la parola a suo
fratello.
Claus
s’avvicinò al microfono per iniziare a parlare.
«Io
non sono un politico, perciò vi parlerò come se parlassi con il cuore in mano e
come lo chiederei a mio fratello.
Mi
arrivano tante richieste, ma non sono in grado di accettarle tutte, perché le tasse
più alte, hanno influito sul prezzo finale dei regali.
Non
posso neanche costruirmi i regali, perché il prezzo delle materie prime è
troppo alto. Vi chiedo quindi d’abbassare le tasse, solo in questo periodo».
«Avete
ascoltato la richiesta di mio fratello, io è i miei consiglieri ci ritireremo
in modo da decide se la possiamo accettare; in caso di giudizio positivo, la matteremo ai voti e sarà la maggioranza a
decidere». Sulac, s’alzò dalla sedia
insieme ai suoi fedeli consiglieri. Claus e il suo elfo rimasero in attesa.
Dopo
qualche ora, rientrò Sulac insieme ai suoi consiglieri.
«Abbiamo
discusso, fatto qualche calcolo e ci siamo accorti che la richiesta di mio
fratello è fattibile, ora la mettiamo ai voti e sarà la maggioranza a
decidere».
Tutti
quanti presero il telecomando tra le mani, c’erano due scelte: sì e no.
«Sì,
accettate la preposta di mio fratello; no non l’accettate. Votate». Disse.
Tutti
quanti si misero a votare.
Dopo
qualche minuto comparvero su un tabellone dei punti rossi e verdi. Claus notò
che i punti rossi erano di più di quelli verdi, non sapeva il significato dei
due colori differenti, ma sicuramente il rosso non prometteva niente di buono.
Sulac
guardò per un istante suo fratello con degli occhi tristi.
«Mi
dispiace fratello, la tua proposta non è passata».
Claus
si gettò per terra e gridò e dopo, dai suoi occhi incominciarono a uscire delle
lacrime. Si sentiva impotente davanti al mostro della crisi.
Sulac
s’avvicinò a suo fratello, s’inginocchiò e lo strinse forte, consapevole del
dolore, del senza di rammarico e d’impotenza che provava in quell’istante.
Era
passata una settimana anche per Henry, anche per lui si stava avvicinando il
natale. Andava in giro per negozi per vedere tutte le vetrine colorate di mille
colori; una più bella dell’altra.
Da
quel giorno non aveva più smesso di sognare babbo natale, la sua casa, i suoi
elfi e le sue renne.
Per
i primi giorni pensò che fosse la sua immaginazione e la sua voglia di natale a
creare quei sogni.
Dopo,
ipotizzò che attraverso i sogni poteva vedere che cosa faceva veramente babbo
natale. C’era solo un modo per capire se quello che aveva sognato era successo
davvero.
Accese
il computer e dopo, aprì il programma per le e-mail.
Era
deciso, sicuramente la sua famiglia l’avrebbe prese per pazzo; ma lui era
sempre stato un bambino che voleva sapere la verità.
Caro babbo natale,
la mia domanda ti sembrerà un po’
matta, ma qualche giorno fa ti sei seduto su una poltrona bevendo una bevanda
calda e parlavi con il tuo elfo che si trova di fronte a te.
E hai detto esattamente queste
parole.
«Che cosa farai?». Ti ha detto
l’elfo.
«Io… farò…». Hai risposto tu,
soltanto che non ho mai saputo la tua risposta.
Fammelo sapere al più presto.
Dopo meno di un giorno controllò la sua e-mail
e si accorse che aveva ricevuto un
e-mail da babbo natale.
Ciao Henry,
in genere non rispondo così in
breve tempo, alle e-mail che mi inviano; ma la tua l’ho trovata molto
particolare, perché quello che mi hai scritto è successo veramente.
Come hai fatto a saperlo?, ti
prego, rispondimi al più presto, sono d’avvero curioso.
Henry
gli ripose senza pensarci due volte, scrivendogli la verità.
Caro babbo natale,
Io ti sogno tutte le notti e vedo quello
che fai.
Henry
si mise a sedere al tavolo, mentre aspettava che i suoi genitori finissero di
preparare la cena.
«Tutte
le sere sogno babbo natale». Disse Henry.
«È
perché s’avvicina il natale, adori il natale». Gli disse sua madre, mentre
apparecchiava la tavola.
«No,
non avete capito». Gli rispose Henry.
«Abbiamo
capito che sogni babbo natale e normale ami il natale, l’albero, il presepe, i
regali e passere le feste in famiglia».
Henry
s’alzò dalla sedia.
«Non
avete capito niente, io sogno quello che fa davvero babbo natale». Gridò Henry,
non aveva mai fatto una cosa del genere, non aveva mai alzato la voce di fronte
a loro.
Solo
che questa volta, non si sentiva ascoltato e creduto.
«Figliolo,
ormai stai crescendo e queste storie non vanno più bene, dovresti crescere!». Gli disse suo padre, mentre stava mettendo la
pasta nell’acqua.
Henry scostò bruscamente la sedia e se ne andò sbattendo
la porta. Non aveva mai fatto nemmeno questa cosa.
La
cosa che più lo mandava in bestia e che non gli credevano. Senza pensare a
niente, si mise a percorre il corridoio, fino a raggiungere la porta della sua
camera.
Quando
entrò, chiuse la porta a chiave e si gettò sul letto, appoggiando la faccia sul
cuscino.
Era
arrabbiato e allo stesso tempo, deluso dai suoi genitori. Non gli credevano.
Incominciò
a singhiozzare e la sua faccia si riempì di lacrime che cominciarono a cadere
anche sul cuscino.
La
sua faccia diventò sempre più rossa e il suo naso era pieno di moccio, tanto
che dovette soffiarselo.
Dopo,
sentì bussare alla porta e credendo che fossero i suoi genitori, non s’alzò nemmeno dal letto.
Sentì
nuovamente bussare e questa volta girò la testa verso la porta.
«Sono
William e qui con me c’è anche Daniel, facci entrare abbiamo sentito
tutto». Gli disse.
«Così
anche voi mi dite che me lo sono solo immaginato e che devo crescere». Gli
disse.
«No,
non è così. Te non dici mai le bugie, ecco perché ti crediamo». Dissero in coro William e Daniel.
Henry
s’alzo e s’avvicinò alla porta.
«Davvero?».
Gli chiese, con la voce impastata dalle lacrime.
«Certo,
facci entrare». Disse Daniel.
Henry
si decise ad aprire la porta e li fece entrare dentro.
«Ho
le prove, leggere queste e-mail».
Henry
andò a prendere il suo iphone.
Non
appena i suoi fratelli lessero le e-mail, non ebbero più dubbi; adesso
credevano al cento per cento a Henry.
«Ti
credo al cento per cento». Disse William.
«Anch’io».
Disse anche Daniel.
Bella la canzone, l'avevo già sentita, ma ora conosco il titolo. La storia si fa un po' strana comunque, il governo centrale mi è sembrato strano. Forse perché si è scoperto a questo punto.
RispondiEliminaSono contenta d'averti fatto conoscere il titolo della canzone, io quando scrivo ascolto sempre la musica, lo fai anche te?.
EliminaOltre al governo centrale, nel corso di questa storia troverai altre cose che ti sorprenderanno, ma non ti dico niente.
Fammi sapere ti piace.
Ciao. :-)
Si, lo faccio. Anche perché è utile per influenzare l'umore. Se devo scrivere qualcosa di triste ad esempio, metto una musica triste. In questo modo riesco a esprimermi meglio.
EliminaVorra dire che scoprirò tutto leggendo :)
Anch'io ascolto musica triste, quando devo scrivere qualcosa di triste o molto intenso, mi aiuta a scrivere e calarmi di più nella scena che devo scrivere.
EliminaTi consiglio di ascoltare Ludovico Einaudi, Giovanni Allevi o Yiruma per queste scene.
Lo scoprirai, lo scoprirai...
Ciao. :-)
Grazie del consiglio, cerco di cambiare sempre i pezzi che ascolto per non scrivere sempre cose uguali fra loro.
RispondiEliminaDi niente. :-)
EliminaCiao.