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È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.
"Fatemi sapere se vi piace questa storia, se avete da criticare, fatelo pure, perché le critiche sono costruttive. Mi piacerebbe ricevere un vostro giudizio. Grazie per aver letto questa storia.
Ciao e non perdetevi la prossima puntata il 17 Novembre".
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CAPITOLO 2: 10 NOVEMBRE –
BABBO E HENRY S’INGEGNANO
È
il dieci novembre ed è ormai passata una settimana e si sente, perché in giro
c’è già un’aria natalizia.
In
Lapponia, il clima diventa sempre più rigido e le tempeste di neve aumentano
girono dopo giorno.
Invece,
sempre più negozi iniziano ad addobbare le vetrine e a vendere tutte le cose
natalizie; per le strade s’iniziano ad accedere le luci colorate e le persone,
quelle che ancora se lo possono permettere, vanno a comprare i primi regali.
Anche
babbo natale comincia a essere indaffarato, infatti, è da qualche giorno che
riceve la posta tradizionale e le e-mail.
Montagne
di richieste, ma babbo natale è più povero e i regali costano sempre di più.
Pensate
che ha una stanza apposta dove mette la posta che deve ancora catalogare, per
capire che cosa vogliono le persone.
Ogni
mattina, arriva un furgone che gli porta
tanti sacchi di lettere e i suoi elfi l’aiutano a metterla nella stanza.
Ogni
tanto, babbo natale esce dalla sua casa, non appena sente suonare il
campanello, tanto sa che è il suo postino
di fiducia, che viene con un furgone per consegnargli i sacchi pieni di
lettere.
«Iniziano
ad arrivare le prime lettere!». Disse il postino.
«Già!».
Gli rispose Claus con un sorriso.
Claus
si caricò dei sacchi in spalla e anche il postino fece altrettanto.
«Siamo
appena all’inizio, ma io e i miei elfi siamo pronti a buttarci a capofitto in
quest’avventura». Si fermò per qualche istante e smise di parlare. Chiuse gli
occhi e accennò un leggero sospiro con la bocca.
«Quest’anno
è una sfida per via della crisi!, l’ammetto, sono un po’ preoccupato, ma sono
anche sicuro che io e i miei elfi faremo tutto il possibile per accontentare
tutti».
Claus
e il postino appoggiano i sacchi per terra e si guardarono per qualche istanti negli occhi.
«Sono
sicuro che c’è la farai». Gli disse e dopo, gli appoggiò una mano sulla spalla,
come per dargli un incoraggiamento.
«Tu
non deludi mai le persone, tu sei come una luce che da speranza nelle persone,
visto che il resto del mondo sta andando tutto a rotoli».
Claus
accennò un sorriso e gli strinse la mano.
«Ci
vediamo anche domani?». Disse il postino.
«Certo,
anzi sono sicuro che ci saranno anche più sacchi». Gli ripose Claus.
Non
appena il postino se ne andò, babbo natale si mise a spacchettare i sacchi e ad
aprire le lettere. Alcune erano davvero diverti e simpatiche, tanto che a volte
gli scappava un sorriso.
Insieme
ai suoi elfi catalogava le cose sa comprare, in base a quello che trovava
scritto sulle lettere.
Gli
elfi tecnologici, ovvero quelli che s’occupavano della parte informatica,
avevano creato un programma che era in grado di catalogare tutti i regali,
saperne il prezzo e calcolare il totale dei soldi che Claus avrebbe dovuto
spendere.
Aveva
tanti elfi che catalogavano tutti i regali, che lavoravano veramente tanto in
questo periodo dell’anno.
Claus
prese una lettera tra le mani e la lesse, prima per conto suo e poi al suo
elfo.
«Senti
questa». Disse babbo natale dopo aver letto la lettera.
“Caro Babbo Natale,
Sono Dario, sono un bambino molto
buono. Mi sono comportato veramente bene, sono un bambino ubbidiente. Vorrei
solo che portassi via la crisi!, se fai questo, posso a fare a meno dei
regali”.
«Magari
potessi farlo!. La manderei via volentieri, ma non è un mio compito. Non saprei
neanche come fare». Disse babbo natale.
«Sono
sicuro che prima o poi staremo tutto meglio. Anche nelle cose più brutte,
esiste sempre un tunnel di luce, l’importate è trovare la strada giusta». Gli rispose l’elfo, che sembrava
essere più fiducioso di Claus.
Claus
aprì un’altra lettera e anche questa la trovò divertente, proprio perché era stravagante.
“Sono…, non ti voglio dire chi sono,
voglio restare anonimo.
Io non voglio nessun regalo, non
credo di meritarmelo, proprio perché un anno fa sono stato veramente cattivo,
vorrei solo che mi riportassi indietro di un anno alla sera del 24 dicembre
2012”.
Claus
e i suoi elfi continuarono a catalogare le lettere e dopo qualche giorno, il
suo elfo responsabile dei conti finanziari chiamò Claus nel suo ufficio.
«Mi
hai fatto chiamare?». Gli chiese Claus.
«Sì
e quello che ho da dirti non è molto bello. Ho fatto una previsione e credo che
alla fine non saremo in grado di trovare i soldi per tutte le richieste».
Disse.
A
Claus, in quell’istante, gli si gelò il sangue nelle vene, ma un attimo dopo,
ritrovò la grinta che aveva sempre avuto dentro di se. Non poteva deludere
tutti quei bambini e quelle persone che gli inviavano le lettere.
«Troveremo
il modo d’accontentare tutti!». Disse deciso.
«Dovremo
soltanto reinventarci e trovare una soluzione!».
Era
tutta la settimana che Henry pensava al sogno che aveva fatto la notte tra il
tre e il quattro novembre. Più ci pensava è più non riusciva a darsi una
spiegazione.
Non
ci pensò più di tanto durante tutta la settimana, d’altronde, era impegnato con
la scuola e tutta quella montagna di compiti che gli davano ogni giorno.
La
sera del dieci novembre si trovava davanti al suo computer, mentre aspettava
che i suoi genitori lo chiamassero per la cena.
Il
suo sguardo era pensieroso e quasi perso nel vuoto.
Nella
sua stanza entrò il fratello più grande e quando s’accorse che c’era qualcosa
che lo turbava, s’avvicinò per chiedergli spiegazioni.
«È
quasi pronta la cena!». Gli disse William.
Henry
si voltò verso di lui e lo guardò in un modo strano.
«Ok,
arrivo». Gli rispose, mentre s’alzava dalla sedia.
«Che
hai?». Gli chiese e poi, senza dargli il tempo di rispondere gli chiese ancora.
«Problemi
a scuola, hai preso un brutto voto, ti devo aiutare a studiare un argomento».
Dopo, attese una sua risposta.
«No,
niente di tutto questo e che… mi dispiace che molte famiglie non possono
passare un natale felice per via della crisi».
«Sei
solo un bambino, non dovresti pensare a queste cose, anche se ti fa onore,
pensare d’aiutare le famiglie più bisognose»
Henry
s’avvio verso la porta.
«Sai,
noi tre potremmo trovare una soluzione e aiutare le famiglie più in difficoltà,
sentiamo se mamma e papà hanno qualche idea».
Entrambi
uscirono dalla camera e quando entrarono in cucina, trovarono la tavola
apparecchiata. Nell’aria c’era un buon profumino, che gli faceva venire
l’acquolina in bocca.
«Che
buon odore». Disse Henry.
«Mettetevi
a tavola!». Disse la madre.
Nel
frattempo, si misero a tavola nell’attesa di mangiare il magro con le patate
arrosto e l’insalata.
«Ho
fame». Brontolò Daniel.
«È
quasi pronto». Gli ripose suo padre.
Mentre
si trovavano a tavola, William spiegò ai suoi genitori l’idea di Henry.
«È
una bella idea, con questo ci dimostri che sei un bambino responsabile e generoso.
A volte sembri più grande della tua età, dovresti vivere la tua età da bambino,
in modo spensierata, senza pensare a tutti questi problemi». Gli disse sua
madre.
«Potreste
fare una raccolta fondi, da donare a una associazione che organizza la cena di
natale, per chi non può permettersela». Gli propose suo padre.
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