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CAPITOLO 1: 3 NOVEMBRE - BABBO NATALE E
HENRY
È
il tre novembre e si respira un’aria natalizia; che bello il natale, le luci,
tutti quei colori che risplendono per le vie delle città. Che bello il natale,
quel momento in cui tutti quanti vorremmo ritornare bambini soltanto per
assaporare quell’aria magica che ci dava un tempo.
Sapete
c’è lui, sì, proprio lui, avete capito bene, babbo natale, quel simpatico omino
o per meglio dire vecchietto, speriamo che non s’offenda. Insomma, quel
vecchietto dall’aria simpatica che tutti gli anni scende con la sua slitta in
giro per il mondo, soltanto per farci felici e strapparci un sorriso.
C’è
un inconveniente su questo natale, oddio, c’è già da qualche natale, ma
quest’anno è molto evidente. Sì…, avete capito bene è proprio lei la crisi,
andrà mai via?, io lo spero.
Babbo
natale, quel vecchietto vestito di rosso, con la cinghia nera. Quest’anno babbo
dovrà stringere la cinghia per accontentare tutte le richieste.
Ma
secondo voi babbo è immortale, comunque è un vecchietto simpatico.
Per
fortuna non è solo, ha una schiera d’aiutanti molto validi, i suoi folletti a
cui ha assegnato un settore specifico.
C’è
chi tiene i conti dei soldi, chi compra tutte le cose che la gente chiede a
babbo natale e chi cataloga tutte le cose che le persone chiedono a babbo
natale.
A
mi ero dimenticata di loro, le renne magiche ed ecologiche che fanno il giro di
tutto il mondo senza benzina; per fortuna babbo natale non usa la benzina,
altrimenti avrebbe più spesa e meno soldi per i regali.
Dove
abita babbo natale lo sanno tutti, in Lapponia, una terra tutta bianca, dove
tutto quanto si tinge di bianco: le strade, i tetti delle case, le macchine e i
campi.
La
neve è così bella, soffice e morbida al tatto. È proprio bella la neve a natale;
tutti quanti l’associano sempre a questo periodo.
Babbo
natale ha la sua casa attaccata al magazzino nel quale prepara tutto quello
serve per il suo viaggio della notte tra il ventiquattro e il venticinque dicembre.
Lo
sapete anche babbo natale è tecnologico; già, anche lui deve stare al passo con
i tempi.
«Oggi
è il tre novembre». Disse babbo natale al suo elfo di fiducia.
«Lo
sento, tra pochino arriveranno tutte le lettere, ma noi siamo pronti». Gli
rispose l’elfo, mentre accendeva al computer, per controllare la posta
elettronica.
«Ora
dobbiamo metterci all’opera per fare il nostro lavoro: consegnare tutti i
regali il venticinque dicembre». Babbo natale accennò un sorriso.
«Non
vedo l’ora!». Esclamò dopo qualche secondo.
Babbo
natale si mise a sedere davanti al suo computer per leggere qualche e-mail.
Aveva
tantissime e-mail nel suo programma di posta. Per un istante sospirò e dopo,
chiuse gli occhi. Nel suo cuore c’era un enorme preoccupazione, tanto che era
da molti mesi che non riusciva ad avere dei sogni tranquilli.
Il
suo elfo s’accorse che c’era qualcosa che non andava.
«Che
hai Claus?». Gli chiese, in attesa di una sua riposta.
Claus
riaprì gli occhi e si voltò verso l’elfo.
«Ho
paura di non essere in grado di svolgere il mio lavoro, non posso deludere le
miglia di persone che mi scrivono». Disse quasi con le lacrime agli occhi.
Qualcuno potrebbe dire che Claus, consegnava i regali perché era obbligato a
farlo, ma non era così.
Per
lui era un piacere strappare un sorriso, a tutte quelle persone che la mattina
del venticinque dicembre aprivano i regali.
Babbo
natale si vestì per uscire di casa e andare alla stalla per dare da mangiare
alle sue renne. Lui voleva molto bene alle sue renne e gli piaceva curarle e
accudirle. Per lui le renne non erano soltanto quelle creature che tiravano la
sua slitta, ma erano come se fossero i suoi animali domestici.
Dopo
avergli versato il mangiare nella ciottola, avergli cambiato l’acqua e pulito
la stalla, si mise a pettinarle e ad accarezzarle. Ogni tanto le renne facevano
un verso di felicità.
Dall’altra
parte del mondo, c’è Henry un bambino di appena dieci anni che, come dicono
tutti, ha sempre gli occhi pieni di speranza. È un bambino abbastanza sveglio per
avere dieci anni.
Nonostante
tutto anche lui sente la crisi, non capisce come funziona l’economia, ma sa che
la crisi, porta meno soldi nelle tasche dei suoi genitori.
Anche
nella sua città s’avvicina l’aria di natale, per la strada s’incominciano a vedere
i negozianti che compongono le vetrine e le luci appese lungo le vie delle
città. Mancherebbe solo la neve per rendere il paesaggio ancora più magico.
Come
a tutti i bambini, anche a lui gli piace giocare a pallate di neve insieme ai
suoi amici.
È
un bambino a cui piace ricevere i regali di natale, ma è anche molto legato a
quella tradizione del natale non consumistica in cui c’è al centro l’amore
della famiglia.
Tutto
questo l’ha imparato dalla sua famiglia, che gli ha trasmesso questi valori.
Gli
piace molto passare i giorni di natale con la sua famiglia, però capisce anche
che c’è chi non può fare neanche questo, perché la crisi gli ha portato via
tutto quanto e non ha nemmeno i soldi per pagarsi un cenone.
La
crisi non ti porta via soltanto i soldi, ma è come un mostro che lentamente ti
prosciuga poco a poco, portandoti via tutte le gioie della tua vita. Ti porta
via tutto quello che ti piace fare.
Lui
ha due fratelli più grandi: William, è il più grande di tutti è maggiorenne e
ha diciotto anni e Daniel ha quindici
anni.
«Buona
notte». Disse Henry alla sua famiglia.
«Buona
notte». Gli risposero i suoi genitori.
Dopo,
andò nella sua camera, si mise il pigiama e andò a dormire nel suo letto a
castello.
Prese
il suo libro e s’arrampicò fino al letto più in alto; dopo, accese un lampadina
per poter leggere il libro che aveva in lettura.
Quando
s’accorse che i suoi occhi si stavano per chiudere dal sonno, smise di leggere
e s’addormento all’istante.
La
notte del tre novembre s’addormentò, in un sonno pacifico e molto rilassante.
Dopo
un po’ incominciò a sognare.
“Si trova in una terra immersa in
un bianco assoluto, tanto che sembrava una città fatta di panna. Correva tra la
neve ed era molto felice, tutto a un tratto si fermò e s’accorse di aver lasciato
le sue impronte sulla neve.
Lui vagava in questa città, immersa
nel bianco, ogni tanto si divertiva a tuffarsi nella neve per disegnare un angelo
con il proprio corpo.
Dopo, s’avvicinò a una casa molto piccola e graziosa; c’èntrò dentro e
vide un vecchio intento a leggere delle lettere”.
Si
svegliò alle sette, quando la sua sveglia incominciò a suonare. Ripensò al
sogno, ma in quell’istante non seppe darsi una spiegazione.
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