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domenica 17 novembre 2013

IT'S CHRISTMAS TIME PARTE 1: 7 NOVEMBRE – COSTRUIRE DA ZERO #3

DISCLAIMER:
È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.

"Scusate il ritardo, ma ne è valsa la pena; questa puntata mi è venuta benissimo. Fatemi sapere se vi piace questa storia, se avete da criticare, fatelo pure, perché le critiche sono costruttive. Mi piacerebbe ricevere un vostro giudizio. Grazie per aver letto questa storia. Ciao e non perdetevi la prossima puntata il 24 Novembre". 

PER LEGGERE LA SECONDA PARTE DI “IT'S CHRISTMAS TIME ” CLICCA QUI.

CAPITOLO 3: 17 NOVEMBRE – COSTRUIRE DA ZERO

La mattina seguente, non appena suonò la sveglia, Henry s’alzò senza fare capricci. Infatti, negli altri giorni si rigirava più volte nel letto, perché gli piaceva stare al calduccio; ma a chi non piace il calduccio delle  coperte.
Si tolse il pigiama e s’andò a mettere i vestiti per andare a scuola. Quando finì, scese le scale per andare a fare colazione.
«Già in piedi». Gli disse suo padre, mentre sorseggiava la sua tazza di caffè e latte.
«Sì». Gli rispose, mentre stava prendendo il latte dal frigo per scaldarlo.
«Ora, ho uno scopo, aiutare chi non potrà avere il natale». Continuò, mentre dava le spalle al padre  per prendere i biscotti.
«Questo ti fa onore, figliolo, ma sei ancora un bambino e dovresti comportarti come tale».
Henry si mise a tavola per bere il latte e mangiare i biscotti al cioccolato.
Quando finì di fare colazione, s’andò a lavare i denti, si pettinò mettendosi un po’ di gel tra i capelli, si mise la giacca, s’infilò lo zaino in spalla e andò a scuola.
Si vedeva che era felice, perché mentre camminava, a volte saltellava e fischiettava. Era felice, perché aveva una missione da compiere, proprio come gli eroi dei suoi libri preferiti.
Infatti, quando giocava s’immaginava di essere un supereroe che sconfiggeva il nemico terrificante.
Anche nell’idea di Henry, si poteva applicare lo stesso ragionamento; lui era l’eroe che doveva sconfiggere il cattivo, ovvero la crisi.
Dopo una decina di minuti raggiunse la sua scuola e quando entrò dentro, vide i suoi compagni di classe.
Si fermò per qualche istante a parlare con loro, quando, tutto a un tratto, vide passare la sua maestra preferita, quella che l’avrebbe aiutato nel suo intentato.
«Maestra». Gridò per farsi sentire.
Quando la maestra si sentì chiamare, si voltò verso di lui e si fermò all’istante.
«Cosa c’è Henry?» . Gli chiese, quando s’accorse che lo sguardo di lui era sereno.
«Niente di grave». Le disse per non farla preoccupare.
E dopo continuò. «Solo che ho un progetto e gliene vorrei parlare in privato?». Le disse.
«Seguimi». Gli disse.
Henry s’incamminò dietro alla sua maestra, fino a quando raggiunsero la sala dei maestri, quella in cui facevano i colloqui con i genitori.
Non appena entrarono dentro, lei chiuse la porta e fece segno a Henry di accomodarsi sulla sedia di fronte alla cattedra.
La maestra attese per qualche istante che Henry iniziasse a parlare.
«Che cosa vuoi dirmi?». Gli chiese, quando s’accorse che non stava iniziando a parlare.
«Ho pensato che non tutte le famiglie, potranno passare un natale felice e per questo, mi era venuta l’idea di raccogliere dei soldi da donare a quelle associazioni che offrono il cibo a chi non può permetterselo. Potremmo fare in modo che ogni studente della nostra scuola, doni quello che può?».
La maestra lo guardò per qualche istante negli occhi, prima di rispondergli. Per la maestra, Henry era sempre stato un bambino speciale; era già riuscito a sorprenderla in diverse occasioni.
Henry, era una bambino come tutti gli altri; gli piaceva giocare, guardare la televisione e usare il computer; però, in più occasioni, aveva dimostrato d’avere un cuore buono, in grado di credere in delle cose che gli adulti non capivano più. Quegli occhi, i suoi occhi, esprimevano tutta la bontà di Henry, quegli occhi erano lo specchio della sua anima, una delle più belle che la maestra avesse mai visto.
D’altronde si sa che i bambini hanno quel qualcosa di speciale a differenza degli adulti, che crescendo, perdono questa capacità di sognare.
«Certo che si può fare, anzi mi sembra un’idea bellissima, da estendere a tutte le scuole della nostra provincia e a tutti  gli esercizi commerciali». Gli suggerì.
Henry sorrise, come se la sua proposta fosse una cosa da niente; invece era un gesto molto bello, in grado di strappare un sorriso a chi aveva perso la voglia di farlo.
«Ora vai in classe, sennò farai tardi alla prima ora di lezione».
Henry, s’alzò dalla sedia e la rimise sotto la cattedra; dopo, s’avvicinò alla porta; quando si sentì chiamare dalla maestra, si voltò verso di lei.
«Henry!». Gli disse.
«Sì?». Le rispose.
«Mentre cresci, cerca di non perdere questo cuore d’oro che hai. È una qualità molto bella e sarebbe un peccato se la perdessi durante la crescita.
Forse non riesci a rendertene conto, ma quello che mi hai chiesto di fare è un gesto bellissimo ». Disse la sua maestra, commossa dalle parole del piccolo Henry.
Henry s’avvio verso la sua classe; era felice e sorridente. Raccontò a tutti i suoi compagni la sua idea per supportare le persone che non potevano avere il natale.
Alla fine delle lezioni, mentre stava camminando per tornare a casa, dalla felicità, si mise a camminare e a saltellare.
Ora era diventato un super eroe, più precisamente si sarebbe potuto chiamare Super Henry.

La sera andò a dormire in modo felice. Aveva passato un pomeriggio fantastico e aveva raccontato a tutti quello che gli era successo a scuola. E ogni volta ripeteva la stessa storia; non si stancava mai.

Fece un sogno simile a quello che aveva già fatto qualche sera fa.
“Si trovava ancora in un ambiente totalmente coperto di bianco, c’erano renne ovunque, fino a quando si ritrovò di fronte a una grande casa.
S’avvicinò a questa casa e lesse che sul campanello; c’era scritto “casa di S. Claus”. Stava sognando la casa di babbo natale, ma non riusciva a darsi una spiegazione. Forse c’era un motivo, ma in quel momento, durante il sogno, non se lo sapeva dare.
Superò il cancello, s’avvicinò alla porta, bussò e la porta s’aprì da sola, con un leggero cigolio. Era un rumore un po’ terrificante, ma la casa di babbo natale, non poteva essere spaventosa.
Oltrepassò la porta e si trovò davanti a se degli elfi, delle creature spettacolari, che erano completamente vestire di verde, le calze bianche e rosse, i guanti e il colletto della maglia di colore bianco, la cintura nera e le scarpe a punta. Erano alti come un essere umano, l’unica differenza stava nelle orecchie, infatti loro le avevano appunta.
Erano talmente carini quegli elfi, non come quelli crudeli delle saghe fantasy che leggeva.
Vide degli elfi che correvano da una stanza all’altra; non si stancavano mai ed erano sempre sorridenti.
Tutti quanti, quando pensiamo al natale ci viene in mente babbo natale, ma non credete che questo bellissimo periodo dell’anno, non sarebbe possibile senza i suoi aiutanti.
Se li vedevi per strada, li potevi confondere con gli essere umani.
Dopo, vide passare babbo natale e mettersi a sedere su una sedia, mentre sorseggiava una bevanda calda.
«C’è la faremo a soddisfare tutte le richieste?». Gli chiese l’elfo che era seduto di fronte a lui.
Babbo natale chiuse per un istante gli occhi, prima di rispondergli.
«Non lo so, il nostro elfo contabile dice che non c’è la faremo, ma e da giorni che ci penso e credo d’aver trovato una soluzione». Gli ripose, con gli occhi piena di speranza.
La crisi ti poteva togliere tutto, ma non la speranza di un futuro migliore. Babbo natale sorseggiò la sua bevanda, perché nonostante la stufa accesa, lì non c’era tanto caldo.
«Che cosa farai?». Gli chiese l’elfo.
«Io… farò…».”
Sul più bello Henry si svegliò e così non aveva potuto sentire la risposta, tutta colpa della sveglia.

Era passata una settimana e in Lapponia il clima era ancora più rigido. La neve aumentava sempre di più e le città erano ancora più innevate.
Anche dove abita Claus, c’era tanta neve.
Ogni giorno era costretto a spalare la neve, per liberare il passaggio.
Le lettere continuavano sempre ad arrivare e Claus e i suoi elfi continuavano a catalogarle.
Babbo natale, ogni giorno accudiva le sue renne e controllava, insieme al suo elfo meccanico, che la sua slitta fosse apposto.
Sapete, doveva girare tutto il mondo con quella slitta e per questo, era meglio controllarla per bene. Ogni anno la migliorava sempre di più per renderla più veloce ed efficiente. Per la velocità era semplice, gli bastava renderla più ergonomica.

Babbo natale stava finendo di sorseggiare la sua bevanda.
«Io… farò… ovvero noi compreremo le materie prime e ci costruiremo da soli i regali».
«Non credi che anche il prezzo delle materie prime sia aumentato?». Gli chiese l’elfo.
«Certo, ma conto di non pagare la mano d’opera sui regali».

Nel pomeriggio Claus, i suoi colleghi elfi e l’elfo contabile che era d’accodo sull’idea che aveva avuto babbo natale, s’avviarono con un furgone al negozio che vendeva le materie prime.
Erano tutti fiduciosi all’idea che aveva avuto babbo natale. Tra i regali comprati e quelli costruirti, sarebbero riusciti a realizzare i desideri di tutte le persone.
Durante il viaggio di un’oretta, non si parlarono, ma si poteva vedere che tutti quanti erano felici.
Scesero dalla macchina, per andare a prendere vari carrelli, perché erano sicuri di comprare molte cose.
Appena entrano nel negozio, si ritrovarono di fronte a una montagna di materie prime, ma per fortuna, gli elfi ingegneri avevano stilato una lista degli oggetti da comprare.
Girano alla ricerca di tutto il materiale, che gli sarebbe servito, perché quel negozio era immenso.
Quando finirono, pagarono con la carta di credito, perché la spesa era veramente alta e se ne ritornarono a casa.
Faceva strano vedere babbo natale vestito come un qualunque essere umano, ma anche lui al di fuori del giorno in cui consegnava i regali, si vestiva esattamente come fanno tutti quanti.
La sua veste natalizia, tutta rossa e pulita l’aspettava nel suo armadio e tra un mesetto avrebbe dovuto fare il giro del mondo.

Quando rientrano a casa, gli elfi si misero subito a costruire le cose, che gli chiedevano le persone.
La loro idea era quella di fare un cinquanta per cento di regali costruiti e l’altro cinquanta comprati; in questo mondo avrebbero ridotto le spese e sarebbero riusciti ad accontentato tutti.

Questa era la loro previsione, ma come si sa, non può essere sicura al cento per cento.

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