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domenica 10 novembre 2013

IT'S CHRISTMAS TIME PARTE 1: 10 NOVEMBRE – BABBO E HENRY S’INGEGNANO #2

DISCLAIMER:
È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.

"Fatemi sapere se vi piace questa storia, se avete da criticare, fatelo pure, perché le critiche sono costruttive. Mi piacerebbe ricevere un vostro giudizio. Grazie per aver letto questa storia. 
Ciao e non perdetevi la prossima puntata il 17 Novembre". 

PER LEGGERE LA PRIMA PARTE DI “IT'S CHRISTMAS TIME ” CLICCA QUI.

CAPITOLO 2: 10 NOVEMBRE – BABBO E HENRY S’INGEGNANO

È il dieci novembre ed è ormai passata una settimana e si sente, perché in giro c’è già un’aria natalizia.
In Lapponia, il clima diventa sempre più rigido e le tempeste di neve aumentano girono dopo giorno.
Invece, sempre più negozi iniziano ad addobbare le vetrine e a vendere tutte le cose natalizie; per le strade s’iniziano ad accedere le luci colorate e le persone, quelle che ancora se lo possono permettere, vanno a comprare i primi regali.
Anche babbo natale comincia a essere indaffarato, infatti, è da qualche giorno che riceve la posta tradizionale e le e-mail.
Montagne di richieste, ma babbo natale è più povero e i regali costano sempre di più.
Pensate che ha una stanza apposta dove mette la posta che deve ancora catalogare, per capire che cosa vogliono le persone.
Ogni mattina, arriva un  furgone che gli porta tanti sacchi di lettere e i suoi elfi l’aiutano a metterla nella stanza.
Ogni tanto, babbo natale esce dalla sua casa, non appena sente suonare il campanello, tanto sa che  è il suo postino di fiducia, che viene con un furgone per consegnargli i sacchi pieni di lettere.
«Iniziano ad arrivare le prime lettere!». Disse il postino.
«Già!». Gli rispose Claus con un sorriso.
Claus si caricò dei sacchi in spalla e anche il postino fece altrettanto.
«Siamo appena all’inizio, ma io e i miei elfi siamo pronti a buttarci a capofitto in quest’avventura». Si fermò per qualche istante e smise di parlare. Chiuse gli occhi e accennò un leggero sospiro con la bocca.
«Quest’anno è una sfida per via della crisi!, l’ammetto, sono un po’ preoccupato, ma sono anche sicuro che io e i miei elfi faremo tutto il possibile per accontentare tutti».
Claus e il postino appoggiano i sacchi per terra e si guardarono per qualche  istanti negli occhi.
«Sono sicuro che c’è la farai». Gli disse e dopo, gli appoggiò una mano sulla spalla, come per dargli un incoraggiamento.
«Tu non deludi mai le persone, tu sei come una luce che da speranza nelle persone, visto che il resto del mondo sta andando tutto a rotoli».
Claus accennò un sorriso e gli strinse la mano.
«Ci vediamo anche domani?». Disse il postino.
«Certo, anzi sono sicuro che ci saranno anche più sacchi». Gli ripose Claus.

Non appena il postino se ne andò, babbo natale si mise a spacchettare i sacchi e ad aprire le lettere. Alcune erano davvero diverti e simpatiche, tanto che a volte gli scappava un sorriso.

Insieme ai suoi elfi catalogava le cose sa comprare, in base a quello che trovava scritto sulle lettere.
Gli elfi tecnologici, ovvero quelli che s’occupavano della parte informatica, avevano creato un programma che era in grado di catalogare tutti i regali, saperne il prezzo e calcolare il totale dei soldi che Claus avrebbe dovuto spendere.

Aveva tanti elfi che catalogavano tutti i regali, che lavoravano veramente tanto in questo periodo dell’anno.

Claus prese una lettera tra le mani e la lesse, prima per conto suo e poi al suo elfo.
«Senti questa». Disse babbo natale dopo aver letto la lettera.

“Caro Babbo Natale,
Sono Dario, sono un bambino molto buono. Mi sono comportato veramente bene, sono un bambino ubbidiente. Vorrei solo che portassi via la crisi!, se fai questo, posso a fare a meno dei regali”.

«Magari potessi farlo!. La manderei via volentieri, ma non è un mio compito. Non saprei neanche come fare». Disse babbo natale.
«Sono sicuro che prima o poi staremo tutto meglio. Anche nelle cose più brutte, esiste sempre un tunnel di luce, l’importate è trovare la strada  giusta». Gli rispose l’elfo, che sembrava essere più fiducioso di Claus.

Claus aprì un’altra lettera e anche questa la trovò divertente, proprio perché era stravagante.

“Sono…, non ti voglio dire chi sono, voglio restare anonimo.
Io non voglio nessun regalo, non credo di meritarmelo, proprio perché un anno fa sono stato veramente cattivo, vorrei solo che mi riportassi indietro di un anno alla sera del 24 dicembre 2012”.

Claus e i suoi elfi continuarono a catalogare le lettere e dopo qualche giorno, il suo elfo responsabile dei conti finanziari chiamò Claus nel suo ufficio.
«Mi hai fatto chiamare?». Gli chiese Claus.
«Sì e quello che ho da dirti non è molto bello. Ho fatto una previsione e credo che alla fine non saremo in grado di trovare i soldi per tutte le richieste». Disse.
A Claus, in quell’istante, gli si gelò il sangue nelle vene, ma un attimo dopo, ritrovò la grinta che aveva sempre avuto dentro di se. Non poteva deludere tutti quei bambini e quelle persone che gli inviavano le lettere.
«Troveremo il modo d’accontentare tutti!». Disse deciso.
«Dovremo soltanto reinventarci e trovare una soluzione!».

Era tutta la settimana che Henry pensava al sogno che aveva fatto la notte tra il tre e il quattro novembre. Più ci pensava è più non riusciva a darsi una spiegazione.
Non ci pensò più di tanto durante tutta la settimana, d’altronde, era impegnato con la scuola e tutta quella montagna di compiti che gli davano ogni giorno.
La sera del dieci novembre si trovava davanti al suo computer, mentre aspettava che i suoi genitori lo chiamassero per la cena.
Il suo sguardo era pensieroso e quasi perso nel vuoto.
Nella sua stanza entrò il fratello più grande e quando s’accorse che c’era qualcosa che lo turbava, s’avvicinò per chiedergli spiegazioni.
«È quasi pronta la cena!». Gli disse William.
Henry si voltò verso di lui e lo guardò in un modo strano.
«Ok, arrivo». Gli rispose, mentre s’alzava dalla sedia.
«Che hai?». Gli chiese e poi, senza dargli il tempo di rispondere gli chiese ancora.
«Problemi a scuola, hai preso un brutto voto, ti devo aiutare a studiare un argomento». Dopo, attese una sua risposta.
«No, niente di tutto questo e che… mi dispiace che molte famiglie non possono passare un natale felice per via della crisi».
«Sei solo un bambino, non dovresti pensare a queste cose, anche se ti fa onore, pensare d’aiutare le famiglie più bisognose»
Henry s’avvio verso la porta.
«Sai, noi tre potremmo trovare una soluzione e aiutare le famiglie più in difficoltà, sentiamo se mamma e papà hanno qualche idea».
Entrambi uscirono dalla camera e quando entrarono in cucina, trovarono la tavola apparecchiata. Nell’aria c’era un buon profumino, che gli faceva venire l’acquolina in bocca.
«Che buon odore». Disse Henry.
«Mettetevi a tavola!». Disse la madre.
Nel frattempo, si misero a tavola nell’attesa di mangiare il magro con le patate arrosto e l’insalata.
«Ho fame». Brontolò Daniel.
«È quasi pronto». Gli ripose suo padre.
Mentre si trovavano a tavola, William spiegò ai suoi genitori l’idea di Henry.
«È una bella idea, con questo ci dimostri che sei un bambino responsabile e generoso. A volte sembri più grande della tua età, dovresti vivere la tua età da bambino, in modo spensierata, senza pensare a tutti questi problemi». Gli disse sua madre.

«Potreste fare una raccolta fondi, da donare a una associazione che organizza la cena di natale, per chi non può permettersela». Gli propose suo padre. 

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