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domenica 23 aprile 2017

VIVRÒ SOLO PER TE - CAPITOLO 4.1 - ALLA SCOPERTA DELLA VERITÀ


VIVRÒ SOLO PER TE

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TRAMA:
Harry frequenta le superiori, sta insieme alla sua ragazza Virginia da due anni. È innamorato di lei. Fin quando soccorre Crystal durante un incidente. Tra di loro (Harry e Crystal) è amore a prima vista. Harry è pronto a lasciare Virginia per Crystal, quando il destino decide per lui nel modo più crudele; la sua ragazza, Virginia fa un incidente con il motorino e dopo una lunga lotta perde la vita. Non vi dico che cosa gli succede, perché vi rovinerei la lettura, ma come da titolo "VIVRÒ PER TE", Crystal gli darà la forza per tornare a vivere e a non avere più paura della vita. Crystal diventerà la sua roccia a cui aggrapparsi.



Se ti sei perso/a il terzo capitolo te lo lascio qui:


La mattana seguente tutti e due si svegliarono per andare a scuola.
Crystal era ancora più convinta della decisione che aveva preso la sera precedente. Come poteva non esserlo. Si sentiva sola e abbandonata al mondo. Aveva forse perso l'amore della sua vita?. Quello che quando lo vedi, ti batte fortissimo il cuore. Lei era convinta delle sue scelte.
Loro avevano quasi la stessa età, ma due caratteri completamente diversi.
Lei non era molto espansiva, ma nemmeno chiusa e riservata. Le piaceva sognare. Si aggrappava anche alla minima speranza, ma volte, si arrendeva anche molto facilmente alle difficoltà che la vita le presentava davanti. Però non in tutte le occasioni si arrendeva di fronte alle difficoltà, infatti, alcune volte le piaceva lottare.
Lui era più aperto e espansivo. Aveva sempre il sorriso in faccia. Sorrideva alla vita e non aveva paura di affrontare le difficoltà che incontrava nel suo camino. Superare una difficoltà, era un traguardo e una vittoria.
Andavano in due scuole diverse e prima dell'incidente non si conoscevano.
A entrambi gli piaceva molto studiare e quando avevano un prova da superare, cercavano sempre di ottenere il massimo dei voti.
Harry rimase affascinato da Crystal. Rimase senza fiato la prima volta che la vide distesa per terra con quella piccola macchia di sangue sull'asfaltato della strada. Non aveva mai conosciuto una ragazza con quel caratterino. Era simpatica e diversa dalla sua attuale ragazza. Per Harry, Crystal era una ragazza molto speciale. Fu questa diversità a fargli capire che le avrebbe potuto volere bene, come un suo amico o addirittura come un suo ragazzo. In un primo momento di euforia, pensò, di lasciare Virginia, la sua attuale ragazza, per Crystal. Si soffermò a riflettere per un po' di giorni; voleva prendere la giusta decisione, ma non ne esisteva una giusta. Qualunque decisione avesse preso, avrebbe fatto soffrire una delle due ragazze. Doveva fare la scelta giusta, non per loro, ma per se. Doveva capire dentro di se, a quale delle due voleva più bene, scavando dentro la sua anima e il suo cuore per trovare la risposta che cercava da giorni. Se avesse scelto di stare con Crystal, oppure fosse rimasto indeciso tra le due, avrebbe comunque rovinato il rapporto con la sua attuale ragazza.
Crystal prese il motorino e andò a scuola. Era triste e giù di morale. Per fortuna che a scuola avrebbe avuto una giornata con materie poco impegnative. Se ne stava lì, immobile, con lo sguardo assente e rivolto verso il vuoto. Non parlava. Quella mattina non aveva parlato con nessuno e alla fine della lezione, la sua migliore amica Alessandra andò incontro per parlarle.


Crystal non viveva più una vita normale da quando avena fatto l'incidente in motorino. Si era sentita subito in sintonia con Harry; in quel preciso istante, non sapeva se sarebbe stato l'amore della sua vita, ma se non ci fosse stata di mezzo la ragazza di Harry, sicuramente si sarebbe buttata a capofitto in questa relazione. Un amore probabilmente non corrisposto visto che a distanza di quasi una settimana non aveva ancora ricevuto alcuna chiamata. Non era più lei. Non scherzava più. Non usciva più. Non rideva e per di più teneva sempre il broncio. Niente riusciva più a renderla felice, neanche un'uscita tra amiche.
«Che hai?, sei triste?». Le chiese Alessandra.
Crystal non le rispose, ed era ancora triste come il giorno precedente. Se ne stava lì, con la testa appoggiata sulle braccia allungate lungo in banco. Osserva il vuoto. In realtà non stava osservando niente di particolare. Aveva un espressione di una persona che aveva lo sguardo assolto nel pensare a un problema che le affiggeva il cuore e la mente.
Fece un sospiro, per tentare di rilassarsi. Sciolse un po' le tensione che aveva nel corpo. Si rigirò verso Alessandra per parlarle in faccia e per non darle le spalle.
«Allora». Insistette ancora. Alessandra era molto legata a Crystal. Un'amica semplice non le avrebbe sicuramente fatto il terzo grado, l'avrebbe lasciata subito perdere e a cuocere nella sua malinconia e nella sua tristezza.
Si mise a sedere accanto a Crystal e s'avvicinò il più possibile con la sedia.
«Ti ricordi di quel ragazzo del quale ti ho parlato giorni fa, mi piace veramente tanto, non mi ha ancora chiamato». Glielo disse con gli occhi bagnati.
«Sì, me lo ricordo. Io ho una teoria sul tempo che un ragazzo impiega ha chiamare una ragazza». Le disse Alessandra per tirarla su di morale e poi le mise un braccio sopra le spalle. Voleva tentare di farle capire come può essere bella la vita. Crystal sollevò la testa incuriosita dalla teoria dell'amica. Mostrò un po' di interesse negli occhi. Era già da molti giorni che non aveva un sguardo incuriosito.
«Dimmela!, ma tanto so di non piacergli e sicuramente lui avrà un casino di ragazze che si gettano ai suoi piedi. Pensa un po' se si innamora di una come me. Mi avrà già dimenticata». Era già scoraggiata prima di essersi dichiarata. Cominciava proprio male la loro conversazione.
«Ma sei impossibile. Devi avere un po' di fiducia in te stessa». Esclamò a voce alta per scuoterla e continuò. «Se ti chiamano quasi subito dopo due o tre ore vuol dire che ti vogliono solo per quello, dopo due giorni vuol dire che hanno lasciata la loro ragazza per stare con te e dopo cinque giorni vuol dire che non gli interessi o che hanno perso il numero». Ribadì per farle capire bene il concetto.
«Bella teoria». Disse sorridendole e stringendosi nelle spalle.
«Sicché se non si fa vivo, spera di incontrarlo per caso, oppure vallo a trovare a casa, visto che sai dove abita». Le propose molto sinceramente, con un tono di voce caldo e incoraggiante.
«Potrei andarlo a trovare, ma ho paura di non piacergli». Si fermò all'istante. Divento pensierosa. Si morse le labbra con i denti e si chinò la testa reggendola con una mano. Chiuse gli occhi per tentare di non piangere, ma una lacrima le uscì comunque dagli occhi, dopo ne segui un'altra e un'altra ancora.
«Ora che c'è?». Le chiese esasperata. In questa settimana Crystal aveva un mancamento uno dietro l'altro. Non facevi in tempo a risolvergli un problema che subito gliene veniva in mente un altro.
«Ho fatto una cavolata. Ma dentro di me penso che sia giusto così». Sospirò. Era difficile da dire. Da un lato avrebbe voluto con tutta se stressa stare con Harry, ma dall'altro, non avrebbe voluto fare del male alla sua ragazza. Era contrastata. Ma dentro, stava male e sentiva un forte vuoto causato dall'assenza di Harry. Dentro di se sapeva di aver preso una giusta decisione, ma stava soffrendo come mai prima nella sua vita. Fece un sospiro e continuò a parlarle.
«Ieri sera sono andata a casa di Harry. Era notte fonda, perciò non mi ha vista nessuno. E gli ho imbucato una lettera». Confessò apertamente. Quella lettera che l'aveva bagnata con le sue lacrime, perché i sentimenti che provava per Harry erano molto profondi.
«Era una lettera d'amore? Allora perché risei triste? Non ti capisco. È già un po' di tempo che non riesco più a capirti e questo mi crea un dispiacere. E non sai quanto. Io ti vorrei aiutare per vederti felice». Le confessò. Ma aveva tratto le conclusioni sbagliate. Crystal non le aveva mandato una lettera d'amore. Crystal abbassò la testa e chiuse per un istante gli occhi. Alessandra la osservava e non riusciva a capirla. Pensò perfino di averla ferita con le parole che le aveva appena detto.
«Il problema è cosa ho scritto in quella lettera». Ribadì enfatizzando attentatamene ogni parola. Si rattristì al solo pensiero di quello che aveva fatto, ma infondo al suo cuore sapeva di avere preso la scelta giusta.
«Dalla tua faccia non mi sembra niente di buono». Ammise guardandola in faccia. Prese un fazzoletto e glielo passo per asciugarsi le lacrime e soffiarsi il naso.
«Ieri quando ho visto Harry in corso, non l'ho visto solo, ma in compagnia di una bella ragazza. Davvero carina. Si tenevano per mano, mano nella mano. Dopo si sono baciati in un vicolo». Il solo ricordo riusciva a farle sentire un dolore fortissimo al cuore. Cercò di rimanere impassibile per non fare vedere ulteriormente ad Alessandra quanto stesse realmente male.
«È allora, ti sei arresa». Secondo Alessandra non doveva arrendersi. Non poteva soffrire per fare stare bene una persona che nemmeno conosceva. Aveva preso la decisione peggiore e per di più, non si era confidata con nessuno. Se si fosse confidata con Alessandra, lei le avrebbe detto di provare a dichiararsi.
«Sì. Non voglio che quella ragazza soffra per me. Io non sono così cattiva. Non sopporto l'idea di fare del male ad una persona, anche se non la conosco». Crystal era troppo altruista, ma il suo carattere era fatto così. Era molto apprezzata per il suo carattere, sia dalle amiche che dagli amici.
«Ora che mi fai riflettere, in parte hai ragione. Forse, io avrei provato a lottare. Avrei provato a dichiararmi. Se questa è la tua, scelta io ti rispetto, ma sappi che non la condivido. Sarebbe stato il destino e il fato a decidere di voi due». Non le disse quello che in realtà pensava, per non farla rattristire ancora di più.
«Speriamo che il destino e il fato, per una volta siano dalla mia parte». Disse con gli occhi lucidi dalle lacrime. Aveva smesso di piangere, ma era sempre triste.
«Sono sicura che avrai la tua vittoria. Riceverai il tuo cavaliere. Non so se il tuo cavaliere sarà quel ragazzo, aspetta come si chiama... Harry». Si ricordò il nome all'ultimo istante.
«Lo sperò, magari io e Harry ci ritroveremo per caso». Lo sperava d'avvero. Magari questa volta il destino le avrebbe finalmente sorriso.
«Sì, ci devi credere con tutta te stessa».
«Sì, ci credo».
Si spostarono in un'altra aula per seguire una materia che avevano in comune. Si misero entrambe a sedere e aspettarono in silenzio la professoressa. Ora aveva una speranza. E per quanto piccola, poteva solo aggrapparcisi e sperare di non cadere.
Harry nel frattempo, era già uscito da scuola molto prima del previsto.
«Senti volete venire a mangiare un panino con me, ho bisogno di un consiglio da degli amici veri come voi». Harry credeva molto nell'amicizia, quella vera e forte. Per lui l'amico era un tesoro da custodire. Era pronto a tutto pur di aiutare un amico. Anche a mettersi in percolo. Dalla vita aveva capito tante cose, una di questa era che l'amico vero è difficile da trovare. La maggior parte degli amici che conosceva, chiedevano la sua amicizia solo per interessi.
«Va bene, andiamo». Gli sorrise Alessandro.
«Andiamo a mangiare un panino, ho fame». Disse Riccardo.
Montarono sui loro motorini e andarono in un bar vicino alla scuola per pranzare. Dopo aver ordinato, si andarono a sedere vicino a un tavolino, mentre aspettavano il panino. Incominciarono subito a parlare. Il tempo era molto buono, c'era solo un lieve venticello.
«Lo sai che ho litigato con Virginia». Virginia era la ragazza di Harry, quella che fino a qualche mese fa avrebbe pensato di sposare e di passare tutta la sua vita con lei. Ma ultimante qualcosa era andato storto, un ingranaggio del loro rapporto si era incrinato per qualche motivo a lui sconosciuto. Harry sarebbe riuscito a sistemarlo?. Il punto era che nemmeno lui non sapeva se era giusto aggiustarlo o addirittura romperlo del tutto fino a farlo diventare polvere.
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