Buon natale a tutti quanti e ringrazio tutti quelli che sono semplicemente passati nel mio blog. Grazie a chi a commentato, a chi è diventato un mio lettore fisso, a chi mi ha aggiunto a google + o semplicemente a chi mi ha letto, perché senza di voi, non avrebbe senso di esistere questo blog.
Grazie a tutti quelli, che lentamente si sono appassionati a It's christmas time.
Per scrivere scrivere questo libro ho impegnato quasi un anno.
L'anno scorso in questo periodo avevo totalizzato 13.000 visualizzazioni, invece, quest't anno l'ho più che raddoppiate, fino ad arrivare a quasi 35.000. Ancora grazie
Avete trovato tanti libri sotto l'albero?. Fatemi sapere nei commenti che cosa avete trovato.
Non vi dimenticate di leggere il capitolo 8 di It's christmas time, completamente dedicato al giorno di natale. Stasera alle 21:00.
Per farvi un regalo di natale, ho deciso di darvi un'anteprima, sicché continua a leggere il post.
CAPITOLO 8: IT’S CCHRISTMASTIME WITHOUT CLAUS
Stettero
in silenzio per qualche minuto, non sapevano cosa dirsi, nelle loro menti,
scorrevano le immagini di Claus, solo e impaurito.
Henry
se lo vedeva ancora davanti a se, come nel suo sogno e lui, più di tutti gli altri,
vedeva come stava realmente.
«Accidenti!».
Esclamò e gridò Henry.
Tutti
quanti si voltarono verso di lui, dopo che aveva pronunciato quella parola; non
era da lui, non aveva mai imprecato.
Dopo,
abbassò la testa verso il tavolo e quando la rialzò, l’espressione della sua
faccia aveva assunto una strana espressione, un misto tra il triste e l’incazzato.
«Maledizione!».
Imprecò ancora. Dopo tirò un pungo, contro il tavolo, facendo vibrare tutte le
cose che si trovavano sopra.
«Henry,
che c’è?». Gli chiese sua madre.
«Io…,
io… l’ho sognato, l’ho visto, ho visto come stava al buio, sporco e legato. Io ero lì con lui e non potevo fare
niente». Disse ancora Henry.
«Non
avercela con te». Gli disse Sulac.
Henry
s’alzò dalla sedia in un modo molto rumoroso, facendola strusciare sul
pavimento.
«Non
capisci!». Gridò e in quel preciso istante, non riuscì a trattenersi. La sua
anima era piena di dolore e di un senso d’impotenza.
«Non
capite!». Disse ancora e i suoi occhi, da prima lucidi di lacrime, iniziarono a
scendere, fino a rigargli la faccia.
«Lui
è lontano e io ho visto quella casa, ma non so dove si trova. Mi sento
inutile». Disse con il cuore in mano e dopo quelle parole, il suo pianto
diventò molto dirompente, arrivando perfino a singhiozzare.
Appoggiò
i palmi delle mani sul tavolo, abbassò la testa e le sue lacrime incominciarono
a cadere vicino alla sua tazza; lentamente, lacrima dopo lacrima, la chiazza
sul tavolo si stava ingrandendo sempre di più.
«Quello
che hai visto è una cosa utile e che aiuterà molto nelle indagini». Gli disse
Sulac.
Henry
alzò la testa, fino a incontrare gli occhi di Sulac, forse, in parte l’aveva
convinto. Detestava queste sue capacità, quando non lo portavano a niente.
Henry
si rimise a sedere e s’avvicinò al tavolo. Se da fuori dava l’impressione
d’essersi calmato, in realtà dentro di se, era pieno di rabbia, per non aver
capito subito, qualche mese fa, che Claus era in pericolo.
Avrebbe
tanto rivoluto sognarlo, per capire dove si trovava quella casa, per parlargli e fargli capire che non era
solo; ma queste cose non le poteva fare, non poteva parlare nei sogni e imporsi di sognare.
Tutti
quanti si guardavano, ma nessuno di loro aveva intenzione di parlare, anche se,
qualcuno prima o poi, l’avrebbe dovuto fare.
Quando
ti trovi di fronte a un bivio, sei sempre costretto a scegliere; ognuno di noi,
sceglierebbe la possibilità migliore.
Ma
qui non c’era una scelta migliore: se avessero scelto Claus, avrebbero perso il
natale e se, invece, avessero scelto il natale, avrebbero perso Claus.
In
questo caso, era molto difficile scegliere, qualunque scelta avessero fatto,
qualcosa c’avrebbe rimesso.
«Cosa
facciamo?». Chiese Henry. Tutti quanti lo guardavano, ma non sapevano dargli
una risposta.
«Salviamo,
mio padre». Disse Clary. Tutti quanti si voltarono verso di lei. Ognuno di loro
stava ragionando e pensando alla soluzione migliore.
Certo,
questa era una possibilità, ma in questo caso, nessuno avrebbe avuto il natale.
Forse, era questo che volevano i rapinatori di Claus, erano delle persone che
odiavano a tal punto il natale, da non volere che nessun’altro lo festeggiasse.
Se
fosse stato veramente così, queste persone sarebbero state veramente crudeli;
come si fa a togliere il natale alle persone?.
Chi
potrebbe mai poter volere una cosa del genere?. E per quale motivo?; si
chiesero tutti quanti in quel preciso istante, senza sapersi dare una risposta.
«In
questo modo, nessuno avrebbe il natale, nessuno la mattina del venticinque avrebbe
i regali da scartare. In questo modo, porteremo via la felicità a tutti.
Ho
lottato così tanto l’hanno scorso contro la crisi, che aveva quasi impedito a
tuo padre di consegnare tutti i regali.
Ho
lottato anche contro chi non credeva
nelle mie idee e mi credeva soltanto un po’ megalomane». Disse Henry guardando
dritta Clary.
I
genitori di Henry si presero per mano, dopo aver sentito le ultime parole di
Henry. Ci stavano ancora male, quando pensavano a quel periodo della loro vita,
senza Neal e per il modo in cui avevano trattato i loro figli; lentamente,
giorno dopo giorno, si buttavano quel passato dietro le spalle, ma non era per
niente facile.
«Ma
se non fermiamo il natale, rischiamo di perdere Claus». Disse ancora Clary e
dopo, William le prese una mano per stringergliela tra la sua.
«Ha
ragione!, Henry, ha ragione». Disse William a Henry.
«Ha
ragione». Dissero tutti quanti in coro.
Erano
tutti d’accordo con Clary, salvare Claus a discapito del natale di tutto il
mondo; in tutto questo pensare, non si erano fatti la domanda fondamentale,
che, invece, Henry s’e l’era fatta e aveva trovato anche la risposta. Sapeva
che cosa era giusto fare.
S’alzò
dalla sedia e si mise in piedi, di fronte a tutti loro. Lentamente, la sua espressione
facciale cambiò, da serena passò ad arrabbiata, in pochissimi secondi.
Batté un’altra volta il pugno sul tavolo.
«Te,
ti sei bevuto il cervello da quando stai con lei, accetti tutto quello che dice
lei, senza neanche ragionare». Disse Henry a William con un tono di voce molto
cattivo e per certi versi, arrogante e presuntuoso.
«Come
ti permetti, visto che ti ho sempre aiutato a….». Henry non gli diede nemmeno
il tempo di finire la frase. Se non fosse stato suo fratello, sicuramente non
si sarebbe fermato e forse, sarebbe arrivato perfino alle mani.
«Zitto!,
ma prima di chiedervi che cos’è giusto fare, vi siete mai chiesti che cosa
avrebbe voluto fare Claus.
Che
cosa avrebbe fatto Claus, se si fosse trovato nella nostra situazione.
Lui
che l’anno scorso ha lottato contro tutti e tutti, per salvare il natale.
Tra
lui e il natale, avrebbe sempre scelto il natale. Quando lo ritroveranno,
fategli questa domanda, sono sicuro al cento per cento, che vi dirà che avrebbe
voluto salvare il natale». Disse Henry.
Tutti
quanti rimasero ad ascoltare il discorso di quel bambino, che giorno dopo
giorno cresceva sempre di più e diventava un ragazzo, molto saggio e in grado
di vedere e capire delle cose che gli altri non riuscivano a comprendere.
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