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giovedì 25 dicembre 2014

BUON NATALE A TUTTI QUANTI E ANTEPRIMA IT'S CHRISTMAS TIME PARTE 2: IT’S CHRISTMAS TIME WHITOUT CLAUS


Buon natale a tutti quanti e ringrazio tutti quelli che sono semplicemente passati nel mio blog. Grazie a chi a commentato, a chi è diventato un mio lettore fisso, a chi mi ha aggiunto a google + o semplicemente a chi mi ha letto, perché senza di voi, non avrebbe senso di esistere questo blog.

Grazie a tutti quelli, che lentamente si sono appassionati a It's christmas time. 
Per scrivere  scrivere questo libro ho impegnato quasi un anno.

L'anno scorso in questo periodo avevo totalizzato 13.000 visualizzazioni, invece, quest't anno l'ho più che raddoppiate, fino ad arrivare a  quasi 35.000. Ancora grazie

Avete trovato tanti libri sotto l'albero?. Fatemi sapere nei commenti che cosa avete trovato.

Non vi dimenticate di leggere il capitolo 8  di It's christmas time, completamente dedicato al giorno di natale. Stasera alle 21:00.

Per farvi un regalo di natale, ho deciso di darvi un'anteprima, sicché continua a leggere il post.

CAPITOLO 8: IT’S CCHRISTMASTIME WITHOUT CLAUS

Stettero in silenzio per qualche minuto, non sapevano cosa dirsi, nelle loro menti, scorrevano le immagini di Claus, solo e impaurito.
Henry se lo vedeva ancora davanti a se, come nel suo sogno e lui, più di tutti gli altri, vedeva come stava realmente.
«Accidenti!». Esclamò e gridò Henry.
Tutti quanti si voltarono verso di lui, dopo che aveva pronunciato quella parola; non era da lui, non aveva mai imprecato.
Dopo, abbassò la testa verso il tavolo e quando la rialzò, l’espressione della sua faccia aveva assunto una strana espressione, un misto tra il triste e l’incazzato.
«Maledizione!». Imprecò ancora. Dopo tirò un pungo, contro il tavolo, facendo vibrare tutte le cose che si trovavano sopra.
«Henry, che c’è?». Gli chiese sua madre.
«Io…, io… l’ho sognato, l’ho visto, ho visto come stava al buio, sporco  e legato. Io ero lì con lui e non potevo fare niente». Disse ancora Henry.
«Non avercela con te». Gli disse Sulac.
Henry s’alzò dalla sedia in un modo molto rumoroso, facendola strusciare sul pavimento.
«Non capisci!». Gridò e in quel preciso istante, non riuscì a trattenersi. La sua anima era piena di dolore e di un senso d’impotenza.
«Non capite!». Disse ancora e i suoi occhi, da prima lucidi di lacrime, iniziarono a scendere, fino a rigargli la faccia.
«Lui è lontano e io ho visto quella casa, ma non so dove si trova. Mi sento inutile». Disse con il cuore in mano e dopo quelle parole, il suo pianto diventò molto dirompente, arrivando perfino a singhiozzare.
Appoggiò i palmi delle mani sul tavolo, abbassò la testa e le sue lacrime incominciarono a cadere vicino alla sua tazza; lentamente, lacrima dopo lacrima, la chiazza sul tavolo si stava ingrandendo sempre di più.
«Quello che hai visto è una cosa utile e che aiuterà molto nelle indagini». Gli disse Sulac.
Henry alzò la testa, fino a incontrare gli occhi di Sulac, forse, in parte l’aveva convinto. Detestava queste sue capacità, quando non lo portavano a niente.
Henry si rimise a sedere e s’avvicinò al tavolo. Se da fuori dava l’impressione d’essersi calmato, in realtà dentro di se, era pieno di rabbia, per non aver capito subito, qualche mese fa, che Claus era in pericolo.
Avrebbe tanto rivoluto sognarlo, per capire dove si trovava quella casa,  per parlargli e fargli capire che non era solo; ma queste cose non le poteva fare, non poteva parlare nei sogni e  imporsi di sognare.

Tutti quanti si guardavano, ma nessuno di loro aveva intenzione di parlare, anche se, qualcuno prima o poi, l’avrebbe dovuto fare.
Quando ti trovi di fronte a un bivio, sei sempre costretto a scegliere; ognuno di noi, sceglierebbe la possibilità migliore.
Ma qui non c’era una scelta migliore: se avessero scelto Claus, avrebbero perso il natale e se, invece, avessero scelto il natale, avrebbero perso Claus.
In questo caso, era molto difficile scegliere, qualunque scelta avessero fatto, qualcosa c’avrebbe rimesso.
«Cosa facciamo?». Chiese Henry. Tutti quanti lo guardavano, ma non sapevano dargli una risposta.
«Salviamo, mio padre». Disse Clary. Tutti quanti si voltarono verso di lei. Ognuno di loro stava ragionando e pensando alla soluzione migliore.
Certo, questa era una possibilità, ma in questo caso, nessuno avrebbe avuto il natale. Forse, era questo che volevano i rapinatori di Claus, erano delle persone che odiavano a tal punto il natale, da non volere che nessun’altro lo festeggiasse.
Se fosse stato veramente così, queste persone sarebbero state veramente crudeli; come si fa a togliere il natale alle persone?.
Chi potrebbe mai poter volere una cosa del genere?. E per quale motivo?; si chiesero tutti quanti in quel preciso istante, senza sapersi dare una risposta.
«In questo modo, nessuno avrebbe il natale, nessuno la mattina del venticinque avrebbe i regali da scartare. In questo modo, porteremo via la felicità a tutti.
Ho lottato così tanto l’hanno scorso contro la crisi, che aveva quasi impedito a tuo padre di consegnare tutti i regali.
Ho lottato anche contro chi  non credeva nelle mie idee e mi credeva soltanto un po’ megalomane». Disse Henry guardando dritta Clary.
I genitori di Henry si presero per mano, dopo aver sentito le ultime parole di Henry. Ci stavano ancora male, quando pensavano a quel periodo della loro vita, senza Neal e per il modo in cui avevano trattato i loro figli; lentamente, giorno dopo giorno, si buttavano quel passato dietro le spalle, ma non era per niente facile.
«Ma se non fermiamo il natale, rischiamo di perdere Claus». Disse ancora Clary e dopo, William le prese una mano per stringergliela tra la sua.
«Ha ragione!, Henry, ha ragione». Disse William a Henry.
«Ha ragione». Dissero tutti quanti in coro.
Erano tutti d’accordo con Clary, salvare Claus a discapito del natale di tutto il mondo; in tutto questo pensare, non si erano fatti la domanda fondamentale, che, invece, Henry s’e l’era fatta e aveva trovato anche la risposta. Sapeva che cosa era giusto fare.
S’alzò dalla sedia e si mise in piedi, di fronte a tutti loro. Lentamente, la sua espressione facciale cambiò, da serena passò ad arrabbiata, in pochissimi secondi.
Batté  un’altra volta il pugno sul tavolo.
«Te, ti sei bevuto il cervello da quando stai con lei, accetti tutto quello che dice lei, senza neanche ragionare». Disse Henry a William con un tono di voce molto cattivo e per certi versi, arrogante e presuntuoso.
«Come ti permetti, visto che ti ho sempre aiutato a….». Henry non gli diede nemmeno il tempo di finire la frase. Se non fosse stato suo fratello, sicuramente non si sarebbe fermato e forse, sarebbe arrivato perfino alle mani.
«Zitto!, ma prima di chiedervi che cos’è giusto fare, vi siete mai chiesti che cosa avrebbe voluto fare Claus.
Che cosa avrebbe fatto Claus, se si fosse trovato nella nostra situazione.
Lui che l’anno scorso ha lottato contro tutti e tutti, per salvare il natale.
Tra lui e il natale, avrebbe sempre scelto il natale. Quando lo ritroveranno, fategli questa domanda, sono sicuro al cento per cento, che vi dirà che avrebbe voluto salvare il natale». Disse Henry.
Tutti quanti rimasero ad ascoltare il discorso di quel bambino, che giorno dopo giorno cresceva sempre di più e diventava un ragazzo, molto saggio e in grado di vedere e capire delle cose che gli altri non riuscivano a comprendere.

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